Non solo Montesilvano: i tuoi comunicati stampa, proposte, lettere, notizie

Quando ridi sei sempre in compagnia ma quando piangi...piangi da solo.

lunedì 4 maggio 2009

Storia di una persona vuota

Ogni mattina apriva le palpebre alle 8.00 in punto. Scattava seduto sul letto, sbadigliava e si voltava verso la sveglia. La sua grande sfida consisteva nel bloccarla prima che suonasse. E ci riusciva sempre!
Spostava le coperte e calava i piedi sulle pantofole. Si alzava e andava ad orinare. Poi faceva le solite abluzioni, si guardava distrattamente allo specchio e tornava in camera per vestirsi. Indossava gli abiti preparati con cura la sera prima, prendeva le chiavi, il cellullare ed usciva di casa. Durante questi 10 minuti prima di raggiungere l’ascensore, pensava alle commissioni che doveva svolgere quel giorno in ufficio.
Raggiunta l’automobile saliva e partiva.
Durante il tragitto incontrava sempre tanto traffico per la città, ma è risaputo che ci si abitua a tutto.
Accendeva la radio per ascoltare il notiziario.
Arrivato a destinazione cercava un parcheggio e non lo trovava. Poi esclamava sistematicamente: ” Siamo troppi sulla terra!”
Girava ancora una volta intorno all’isolato senza successo e diceva: ”Ma non potete andare con l’autobus?”
Finalmente dopo appena 15 minuti trovava posto e si fiondava per occuparlo. Scendeva, chiudeva la vettura e si recava al lavoro.
Entrava nell’edificio dell’azienda e pensava: “Neanche il tempo per fare colazione!”
Due minuti alle nove e poi sarebbe stato tardi per timbrare il cartellino. Perciò si precipitava dentro, salutava automaticamente i colleghi e timbrava il cartellino. Andava su in ufficio e diceva al suo taciturno collega: “Vado a fare colazione torno subito.”
Scendeva per andare al bar dove incontrava qualcuno per consumare insieme la colazione, cornetto e cappuccino, velocemente parlavano delle ultime notizie, e una volta uno, una volta l’altro pagavano.
Ritornava in ufficio, riparlava con il collega, se questi però era di buon umore, ma era difficile che fosse così, delle ultime notizie e poi cominciava a lavorare tra piccole pause e noia fino alle due. Al termine delle ore di lavoro raggiungeva l’automobile e tornava a casa.
Una volta in casa, accendeva la Tv, si preparava il pranzo e poi mangiava.
Finiva, tra una cosa e l’altra alle 15.30, compreso lavare i piatti, poi si sedeva sul divano, mentre guardava la tv si stendeva e si addormentava.
Si alzava alle 16.30 andava in bagno per il bisogno finale. Si sciacquava il viso e usciva in alternativa per:
acquistare vivande per il giorno seguente;
andare a trovare la madre;
andare a prendere una videocassetta in noleggio.
Solo eccezionalmente usciva per l’acquisto di un capo di abbigliamento o altro oggetto.
Il sabato e la domenica non lavorava ma si svegliava sempre prima del trillo della sveglia. Raramente si riaddormentava. Ma se lo faceva solo per pochi minuti.
Comunque il sabato si alzava accendeva la tv e si dedicava alle pulizie e alla grande cucina, se non era invitato a pranzo dalla mamma.
Il sabato sera in alternativa:
cenava dalla mamma e poi si guardavano il programma della Rai legato alla lotteria del 6 Gennaio;
noleggiava una videocassetta;
In media una volta ogni due mesi veniva invitato a cena da un amico di vecchia data sposato e con due fastidiosissimi ragazzini.
Gongolava quando ogni due o tre mesi si organizzavano le cene con i colleghi d’ufficio, durante le quali spesso si parlava di lavoro e c’era anche la possibilità di stringere amicizie anche se a lui non accadeva.
Due o tre volte all’anno poteva risolvere la domenica con un invito ad un matrimonio o comunione, magari a un Battesimo. In queste feste sua madre coglieva sempre l’occasione per presentargli qualche ragazza.
Più di una volta questi incontri diedero buoni frutti. Infatti una volta ne conobbe una con la quale si frequentò per sei mesi. Andavano al cinema insieme, a cena, a teatro. Riuscirono a consumare ripetuti amplessi, ma quando lei cominciò a parlare di vivere insieme, lui si sentì preoccupato e soffocato. Così nei giorni seguenti non rispose più al telefono, né al citofono, evitò i posti frequentati anche da lei, limitando ulteriormente il suo mondo, trasformato ormai in gabbia. E per un periodo accorciò le visite alla madre.
Nel mese di Agosto piombava spesso l’angoscia; dopo aver sognato per tutta l’estate di partire per un viaggio organizzato, alla fine non trovando un amico, sceglieva per disperazione di accompagnare la madre alle terme.
Quell’anno il forte desiderio di visitare il Portogallo gli fece toccare il fondo. Dopo aver proposto a tutti, persino ad un suo amico con seri problemi alla proposta, che rifiutò perché doveva andare a Lourdes con un gruppo catecumenale, si fece coraggio e chiese alla mamma di accompagnarlo.
Per convincere la vecchia, che sulle prime non voleva rinunciare alle cure, la allettò con la ambita meta al santuario di Fatima.
La vecchia accettò.
Partenza ore 4.30 con aereo di linea diretto a Lisbona.
Era la prima volta che la dolce nonnetta prendeva l’aereo, soffriva di reflusso gastrico e al decollo ebbe un attimo di panico che provocò un turbamento intestinale, che sfociò in diarrea. A nulla valse la tempestività del figlio nel portarla in braccio al gabinetto. Appena ripulito il danno, la madre ebbe nuovamente fame e l’hostess le offrì così un invitante spuntino, ma dopo alcuni minuti, a causa di una violenta perturbazione vomitò tutto.
Alla fine arrivarono nella fantastica Lisbona.
Alle 6.00 del mattino il vento costante di Lisbona era più che fresco e la vecchietta prese subito un colpo di freddo ai reni. salirono su un pullman senza gabinetto e ogni 15 minuti la mamma doveva orinare, dovendo trattenere, ogni fossa che il pullman prendeva senza riguardo per il figlio, urlava a voce alta:
“ Io non ci volevo venire! Tutta colpa tua. Io volevo andare alle terme!”
Arrivati in Hotel mise a riposare la madre in camera e finalmente uscì per visitare la città.
Passeggiava nel suggestivo quartiere del Chiado, ascoltando in lontananza malinconici canti fados, quando gli si avvicinò, amichevole ed intrigante un tipo del posto che sorridente gli disse:
“Italiano?”
“Si”
Il tracagnotto avventore, circospetto, cacciò una mano con sopra erbetta secca e con l’altra indicava che serviva a fumare portando le due dita alla bocca, dicendo continuamente: "Tranchillo! No problema"
Lui reagì sconvolto:
“Eh! No!”
Il gretto venditore di fumo, intelligente, prima rimise in tasca le mani, poi si scusò con esagerata umiltà e gli propose di accompagnarlo per la città, gratis.
Lui ci pensò e poi, curioso e ingenuo, accettò volentieri.
Girando per la città, per ore ed ore, all’imbrunire venne accompagnato dal suo cicerone davanti ad un pornoshop; si stava quasi convincendo ad entrare, eccitato dalla nuova sistuazione, lontano da tutto ma gli venne improvvisamente in mente il volto della madre e rifiutò, preso da un attacco di senso di colpa.
Allora il tipo, senza sosta, lo portò in un transex club ma lui lo guardò quasi offeso e gli disse puntando il dito molliccio in avanti:
“Non ti permettere più Eh! Forse è il caso che prosegua da solo.”
“ No senior!”
“Và, và,và!”
Giunti all’altezza di un vicoletto buio,lo strano accompagnatore gli diede uno spintone e lo buttò contro un cassonetto dell’immondizia, lui sbattendo violentemente la testa, perse i sensi, e l'energumeno non esitò a rubargli il portafogli.
Dopo una mezz’oretta un gruppo di goliardiche ragazze strafatte di tabacco e Bacco del Kansas in vacanza, passando di lì, si fermarono a guardarlo e una di loro propose di fargli uno scherzo: truccarlo e vestirlo da donna. Una gli sistemò il viso con del maquillage veloce, un’altra gli mise indosso la sua casacca acconciandogli il suo foulard Giallo e Verde in testa e poi andarono via cantando e pogando per la strada.
Dopo alcune ore lui si risvegliò stordito, sentendo una voce che chiamava Amanda.
Si alzò e cominciò a camminare per la città trasecolato e senza memoria fino a quando un gruppo di ambigue ragazzone lo salutò. Così lui tornò indietro, fermò le simpatiche tipe e chiese loro:
“ Mi conoscete?”
“No amore ma se vuoi molto volentieri, io sono Drusilla lei è Carol e lei MoMy. Tu come ti chiami amore?”
Ci pensò un pò e poi rispose: “ …Amanda”.

Nel frattempo nella stanza d’albergo la madre si svegliò di colpo, dopo aver dormito ininterrottamente per 24 ore perché stava soffocando e chiedeva sommessamente:
“Aiuto!”
Le sue ultime parole disperate prima di morire furono con un alito di fiato:
“Le terme!”
Subito dopo morì.
La mattina seguente, le donne delle pulizie aprirono la stanza della madre e credendo che stesse dormendo, la richiusero piano piano.

Intanto "Amanda" si risvegliò il pomeriggio alle 15.00 circa, in un accogliente salottino, tutto circondato e ornato di drappeggi, stoffe colorate vivacemente.
Si guardò intorno e quel posto le era completamente sconosciuto e familiare allo stesso tempo.
Il divano sul quale era adagiato era comodissimo, di colore blu e lilla a fantasia.
Di fronte c’era un tavolino di stile indiano, ornato con delle pietre colorate e intarsiato; le pareti della stanza erano state dipinte di lilla pastello.
Un costante, a tratti più fitto, dolore all’ano, le fecero ricordare la folle notte trascorsa tra sesso, alcool e cocaina con le sue nuove amiche.
Compiaciuto del grande successo ottenuto durante la festa, dopo essere andata al gabinetto e aver fatto un lungo bidè, andò in cucina a preparare la colazione.
“Ciao tesorino candido!”
Le tre nuove amiche, nonché padrone di casa, in tenuta notte, con vestaglie di tulle, contornate da boa di piume viola, giallo e turchese, con ciabattine di velluto con pon pon e tacchetto, le diedero il meraviglioso buongiorno.

Morale: sembra proprio che a volte ci vuole una sonora bastonata da perdere i sensi per capire chi sei veramente e quello che vuoi.

Nessun commento: