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venerdì 26 febbraio 2010

Ci sono parti di noi che non accettiamo

Parlavo con una mia amica oggi, proprio di questo argomento. Non è facile accettare che dentro noi convivono molte parte diverse tra loro, a volte difficili da gestire, da accontentare. Prevale la nostra coscienza, la nostra consapevolezza ma alla fine tutte vogliono essere quanto meno ascoltate.
Spesso, per tanti motivi, proiettiamo parti di noi su persone che si mostrano come quelle parti che noi non vogliamo ascoltare. A volte possiamo arrivare ad odiare quelle persone che rivestono le sembianze di quelle parti da noi negate.
Anche se poi ne prendiamo consapevolezza è difficile passare la vita ad accontentare ogni piccola parte di noi, magari quelle che vorrebbero la libertà di esprimersi, magari quelle che ci vorrebbero diversi da quello che siamo.
Non sempre si ha la voglia di essere buoni con noi stessi. Il più delle volte siamo severi con noi, non ci perdoniamo nulla. Così è facile odiare chi si perdona tutto.
A volte invece siamo così disciplinati che non ammettiamo distrazioni. Viene da sè odiare chi invece passa la vita a distrarsi.
Alcuni hanno l'esercito dentro e trasformano ogni parte di sè in soldati che devono obbedire agli ordini ma ci sono parti di noi che sono talmente anarchiche e rivoluzionarie che non accettano ordini da nessuno neanche da noi stessi.
Nei momenti più difficili della vita quelle parti cercano di farsi sentire, per dare un consiglio, per dare conforto, per ricordarci chi siamo ma è sempre difficile ascoltarle.
Siamo disposti ad ascoltare più gli altri, chi ci vuole manovrare, chi ci inganna, chi si serve di noi, piuttosto che ascoltare quelle parti scomode.
Sarebbe una risorsa almeno ascoltarle e perchè no, seguirle di tanto in tanto.
Ci sono parti di noi che mentono e spesso preferiamo ascoltare quelle che sono formate dalle stupide critiche demolitrici del mondo.
Le parti di noi sincere le rifiutiamo, magari quelle potrebbero cambiarci la vita e renderci liberi. Questo ci fa paura, la libertà. Non è detto che tutti la desiderino. La libertà potrebbe far paura perchè nasconde da un lato il fascino e la vita autentica e dall'altro è selvaggia, fuori da ogni schema, incerta.
Allora c'è da chiedersi: cosa preferisco?
Io la libertà

Chi c'è dentro quella stanza?

Mi trovo in una casa che non conosco, con un lungo corridoio dove i due uomini erano lì a confabulare tra loro. Io non capisco di cosa parlano, io non so cosa stiano dicendo. Li conosco da tanto tempo, uno era il mio amico di Università e l'altro è il mio compagno. In una di quelle stanze c'elui, un individuo arrabbiato, con i capelli corti, il fisico forte, mi mette paura. Non so cosa voglia da me ma è un vulcano incadendescente di rabbia e la sua rabbia più è celata più mi sconvolge.
Entro in quella stanza, dalle luci soffuse, i due uomini rimangono fuori a parlare sottovoce. Credo di aver dimenticato qualcosa lì ma non so cosa, poi ricordo che è il mio cappotto marrone. Lo infilo.
Ad un certo punto mi sdoppio, vedo me stessa, mi accorgo che sono una donna vestita con un abito da sera anni '40 beige, con la vita pigmentata di perline e i capelli sciolti. Mi sto aggiustando i ferretti, riconosco che sono fatti con due orecchini di mia madre.
Dietro al letto in piedi c'è questo individuo, mi fa paura, guarda verso la finestra dalle tapparelle chiuse, è molto inquietante, strabocca di rabbia repressa. Esco dalla stanza e la chiudo. Riferisco ai due uomini che quell'individuo è pericoloso. Ma loro non mi danno retta, sminuiscono la cosa. Riapro la porta e lui cammina sul soffitto. E' spaventoso!
Io continuo a dirlo ai due ma loro non danno peso alla cosa.
Dalla porta esce fuori un fracasso come se qualcuno volesse uscire, forse ho io chiuso la porta a chiave. Sono spaventata. I due mi dicono:
-riguarda te, è affare tuo.
-io non so chi sia, chi lo abbia portato qua.
-Tu lo sai chi è? Tu sai quello che vuole.
Io non so chi sia, non so cosa voglia da me. So solo che è arrabbiato e vuole uscire, forse potrebbe uccidermi, forse potrebbe rovinarmi. Io non posso farlo uscire ma non posso tenerlo lì. Nessuno può aiutarmi. Nessuno.
Allora io dico a me stessa:
Svegliati!
E mi sono svegliata.