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sabato 1 dicembre 2007

giovedì 29 novembre 2007

Il sogno proibito di un sassofonista: intervista a Paolo Iammarrone

Paolo Iammarrone oltre ad essere un virtuoso suonatore di sax è un fotografo professionista. Figlio d'arte, la sua prima passione è stata la macchinetta fotografica; il padre di Paolo era Giuseppe Iammarrone autore del celebre libro fotografico “Le Farchie”, emblema di una tradizione della nostra regione. Di recente pubblicazione è il libro “Riti propiziatori in Abruzzo” edizioni Textus, che raccoglie le foto dell'autore e lo ricorda affettuosamente.
Paolo suona il sax Tenore e saltuariamente anche il sax Soprano. Il suo sax è stato partecipe di molte jazz band, tra le altre anche i Billy Bros, con la quale suonava Jumpin'jazz.
Il suo ricordo più caro, legato alla musica, risale al momento in cui riuscì a farsi firmare la campana del sax, che gli regalarono a 18 anni, da Dexter Gordon e Stan Getz, ancora oggi la conserva gelosamente.
Detesta le persone che vivono vilmente; ama la semplicità e la musica.
Alla domanda “Qual è il tuo sogno proibito? “ ha risposto titubando:
“Il mio sogno proibito è...poter esprimere ciò che sento con la musica, cosa che ancora non ho realizzato”
D. Come hai scoperto il jazz?
Ho cominciato ad ascoltare jazz all’età di sedici anni. Frequentavo il Liceo Artistico e con un gruppo di amici scoprimmo quella musica quasi per caso perché uno di noi andava a lezione di batteria da un maestro che suonava jazz.
Mi sembra di ricordare che il primo vinile che acquistai fu un disco di Dave Brubeck perché conteneva un brano che mi piaceva molto, Take Five, suonato col sax alto da Paul Desmond.
Poi, insieme ad una mia amica iniziai ad andare al festival del jazz estivo di Pescara e cominciai a fotografare i musicisti che si esibivano: scattai le prime foto al festival Pescara Jazz del 1986 a Stan Getz, grande sassofonista oramai scomparso.
D. Da quanti anni suoni musica jazz?
Mi innamorai del sax e mi fu regalato un sax alto al compimento dei miei 18 anni, su consiglio di un amico artista di papà.
Nei primi anni, nonostante presi lezioni di musica jazz (il maestro era un chitarrista), ero molto insicuro con lo strumento per cui lo accantonai fino a quando nel 1990 durante il mio servizio di leva a Padova, frequentai una scuola di jazz dove presi le prime lezioni di sax con Maurizio Caldura, oggi scomparso, e Pietro Tonolo.
Durante quell’anno ho seguito i seminari di Paul Jeffrey, sassofonista di Dizzie Gillespye, e con il sassofonista Steve Grossman.
Lo strumento che suonavo era un autentico “catenaccio”, uno stonatissimo sax alto cecoslovacco e, tornato a Pescara, acquistai il mio primo vero sax: un tenore Selmer.
Continuai a studiare dal 1992 per alcuni anni sotto la guida del maestro Pierpaolo Pecoriello, sassofonista pescarese che mi preparò al jazz perfezionando lo studio dello strumento.
Contemporaneamente entrai a far parte di una nascente band di rock’n roll, e jump&jive, i Billy Bros capitanati dai fratelli Meterangelo, con cui rimasi fino al 1997 dopo aver suonato in numerosi locali e festival in Inghilterra e Svizzera oltre a girare l’Italia in lungo e in largo.
Per un po’ accantonai il jazz come musicista continuando però a seguirlo sempre con molto interesse anche come fotografo.
Nel 1997, lasciati i Billy Bros, misi su i “Daddy’s Rebels” insieme a quattro ex componenti dei Billy Bros, con cui rimasi fino al 2000, suonando sempre lo stesso genere ma spostandoci di più verso il rithm’n blues degli anni ’50. Sempre nel 1997 mi rincontrai, durante una jam session in un locale pescarese, con il pianista Anacleto Navangione stringendo con lui un sodalizio artistico che dura ancora oggi: da allora ci siamo esibiti con il nome di “Jurassic Jazz Duo” in numerose rassegne musicali tra cui, nel 2003, la prima edizione di Jazzitalia, rassegna interna al Pescara Jazz e per questo evento tenemmo il concerto inaugurale come prima esibizione assoluta.
Ho seguito anche alcuni seminari estivi organizzati durante il Festival Pescara Jazz, tenuti dalla Chicago Jazz University.
Il jazz è rimasto per me sempre una grande passione anche se nella vita professionale svolgo l’attività di fotografo, e come fotografo mi piace raccontarlo con le mie immagini oggi pubblicate in Italia e all’estero.
D. Oltre al Jazz c'è un altro genere che ti piacerebbe suonare?
Altro genere musicale che mi piacerebbe approfondire è la musica etnica, che ha molto del jazz e di cui oggi subisce le contaminazioni.
D. Qual è il musicista che in assoluto ti piace?
Molti sono i musicisti del panorama jazzistico che ammiro: Sonny Rollins, Miles Davis, Dexter Gordon, Stan Getz, Herbie Hancock, Bill Evans, Duke Ellington, Charlie Parker, Jobim e altri ma il mio preferito per la grande capacità di permeare la sua musica di una certa spiritualità è John Coltrane, scomparso prematuramente sul finire degli anni ’60 ma la cui fondamentale azione aprì un grande processo di mutamento per il mondo del jazz.
D. La musica jazz può essere considerata un varco tra altri mondi musicali?
Oggi i musicisti del pop, rock, etnomusic, new age molto devono a Coltrane. E’ stato lui con la sua inesauribile ricerca a collegare al jazz mondi musicali fino ad allora divisi e a creare con essi un vero trait d’union. Oggi la musica jazz vive una fase di stasi creativa, pochissimi sono i musicisti che ne hanno innovato i contenuti. Abbiamo dei bravi esecutori che però a volte si perdono in insignificanti virtuosismi sullo strumento.
D. La musica jazz sino alla metà dello scorso secolo era giudicata scandalosa, spregiudicata, perciò proibita, non per i testi ma per le nuove alchimie armoniche, per i suoi ritmi sincopati, per le sue espressioni convulse ed informi. Secondo il tuo punto di vista oggi quale tipo di musica (a prescindere dal testo), può ritenersi “scandalosa” invece è semplicemente incompresa?
Non credo che oggi esista un genere musicale che si possa definire “incompreso”, la cultura musicale si è notevolmente evoluta e la fruizione estremamente semplificata, perdendo purtroppo molto in termini di qualità.
Paolo Iammarrone vi aspetta al Bookcafè il 2 dicembre dalle ore 18 alle 19 per Guida all'ascolto del Jazz, con Anacleto Navangione.