Non solo Montesilvano: i tuoi comunicati stampa, proposte, lettere, notizie

Quando ridi sei sempre in compagnia ma quando piangi...piangi da solo.

martedì 13 luglio 2010

Una strana coincidenza

Negli ultimi tempi sono accadute cose diverse. La mia vita non è cambiata, sono cambiata io.
Desideravo riallacciarmi al passato per analizzarlo e sondare, nel modo più distaccato possibile le cose che hanno influito nelle mie scelte bizzarre e irrazionali.

Solo nel giro di 10 giorni ho ncontrato una compagno delle elementari e uno di scuola media.
Un pò mi è capitato, un pò l'ho desiderato. Il compagno delle elementari è diventato un bravo attore, preparato, forte.

L'amico delle medie è sempre stato bravo in matematica e scienze in modo speciale ed è un ricercatore.

Insomma sono fiera di aver incontrato proprio loro.

Credo nelle coincidenze e nell'anima che ti guida.
Ho notato che i due personaggi, per quanto diversi, sconosciuti fra loro, abbiano alcune caratteristiche in comune che mi esortano a migliorami.
Entrambi razionali, dediti alla professione, meticolosi, precisi, logici. Un segno che mi spinge a ritornare con i piedi per terra.

Entrambi in cerca di qualcosa nonostante i successi che costellano la loro vita.

Tutti cerchiamo qualcosa, ed è giuto così. Quando accade a chi ha successo si nota maggiormente.

E da qui che voglio cominciare, da questi due incontri speciali. Non capita tutti i giorni di rivedere due compagni delle scuole dell'obbligo persi di vista.
Tra l'altro sospetto che l'attore non si ricordava di me, credo che abbia mentito per gentilezza. E' un attore deve fare spazio nella memoria per ricordare i copioni. Non fa nulla. Va bene lo stesso.

Di solito si tende a dare per scontato tutto, io desidero non farlo.
e poi non posso permettermi di questi tempi di dare per scontato qualcosa, sarebbe un fallimento, significherebbe che non ho proprio imparato nulla.

Come è difficile cercaer la strada che ti conduce a te stesso.

domenica 21 marzo 2010

Telepatia: enteglament dei pensieri

Traduzione del pensiero umano tramite apparecchiatura elettronica è il titolo di un forum interessante che propone un articolo del 2001 su un esperimento che merita di essere menzionato.
"La TELEPATIA, muove le cose, ecco la prova - L'esperimento in Finlandia."
di TULLIO REGGE
http://www.riflessioni.it/forum/scienze/6418-telepatia-realta-o-fantasia-4.html
Sulla non separabilità quantistica:
" ...se due particelle sono state parte dello stesso sistema quantistico e sono separate nello spazio, queste mantengono una misteriosa connessione..... Un cambiamento in una parte separata di un sistema può avere un effetto sull'altro istantaneamente. Questo fenomeno è conosciuto come non-località o non-separabilità quantistica."
http://scienza-misteri.forumattivo.com/scienze-cognitive-neuroscienze-f34/mente-cervello-e-telepatia-t623.htm
"Un cambiamento in una parte separata di un sistema può avere un effetto sull’altra parte istantaneamente. Questo fenomeno è conosciuto come non-località o non-separabilità quantistica ed è stato sperimentato anche su persone invitate a comunicare telepaticamente fra loro. Posti in stanze separate, i soggetti sono stati entrambi sottoposti a misurazione dell’attività cerebrale. Si è visto che colpendo uno dei due soggetti con dei fasci di luce o ponendogli delle domande ben precise si evidenziava in lui un’attività in una parte del cervello che risultava poi attivarsi anche nell’altro soggetto posto a distanza e al quale non veniva riferito nulla di quanto accadeva al primo soggetto. Questi fenomeni sono anche detti di “sincronicità”."
http://nautilusmagazine.blogspot.com/2010/03/telepatia-questione-da-neuroscienziati.html
Violazione del principio di località, per il quale ciò che accade in un luogo non può influire immediatamente su ciò che accade in un altro luogo (contravvenendo a uno dei postulati della relatività, secondo cui nulla può viaggiare a velocità superiori a quelle della luce). Il fenomeno più vistoso di non-località quantistica è rappresentato dall'entanglement, che lega due particelle nate da uno stesso processo. L'entanglement fa si che ciò che accade a una particella abbia degli effetti istantanei anche sull'altra particella, indipendentemente dalla distanza che le separa. http://www.ildiogene.it/EncyPages/Ency=non-localita.html

Interessante la recensione su un libro di Teodorani:
Partendo dalle basi quantistiche della Non-Località, nelle sue applicazioni più affascinanti, come il teletrasporto o la presentazione dell’universo come un immenso ologramma, passando attraverso la dimensione biologica dell’entanglement, che permette al DNA di costruire e di replicare interi organismi, si arriva a modelli di entanglement a livello cerebrale, in grado di spiegare l’esistere della coscienza e le sue relazioni con il mondo esterno, incluse le capacità telepatiche che consentono la connessione istantanea con altre “intelligenze” in qualunque parte dell’universo.
E ancora fenomeni come la telepatia, la precognizione, la visione remota e la psicocinesi, che rendono ancora più evidente l’importanza dell’entanglement per la costruzione di una nuova fisica, in grado di integrare materia e coscienza.
http://www.ilgiardinodeilibri.it/libri/__entanglement.php
Le risonanze affettive
Tipico esempio di Telepatia nel quotidiano, riguarda l’improvviso incontro con una persona che non vedevamo da tempo ed alla quale stavamo pensando proprio in quel preciso istante; questi casi, definiti dagli scettici come semplici casualità, sono invece, a detta degli esperti, piccoli esempi di lievi fenomeni telepatici che si manifestano con maggior frequenza nell’ambito degli affetti e dei forti vincoli familiari, un esempio classico i casi registrati tra gemelli, tra moglie e marito, o in una forte amicizia. Questa particolare forma di telepatia viene chiamata “Risonanza Interpersonale” e risulta in grado di comunicare forti emozioni, soprattutto ansie”. http://mariannadeilabirinti.splinder.com/post/7317654/Le+risonanze+affettive

venerdì 19 marzo 2010

L'immagine di Daimon

Per capire Daimon è necessario leggere il mito di Er, Er figlio di Aminta. Platone lo inserisce nella Repubblica e lo fa raccontare da Socrate ad un suo discepolo.
In breve: Er trovatosi, dopo un combattimento, in stato di morte apparente sul campo di battaglia, vive un'esperienza che oggi, forse,chiameremmo OBE.
Va oltre la vita e vede cosa accade alle anime dopo la dipartita.
Sorvolando i particolari del mito che si possono gustare direttamente nella Repubblica, Er si ritrova di fronte ad Ananke (necessità) che è in alto e girare il fuso dei destini. Sotto di lei ci sono le tre figlie, le Moire, simbolo del dipanarsi del destino come un filo, Atropo (inevitabile), Cloto (io filo) e Lachesi (destino).
Le anime scelgono la propria vita futura e per non sviare da essa viene loro affidato un Daimon. Daimon che in greco significa Dio, in senso di partecipe al divino.
Un araldo, mentre le anime operano la scelta, in fila, dice: "La divinità non ha colpa!"
Perchè stando in fila chi è avanti pare avvantaggiato ma sarà così?
Chi lo dice che sceglierà per il meglio?
E l'ultimo sarà poi così sfortunato?
Poi le anime dimenticheranno tutto, bevendo dal fiume della dimenticanza, Lete e l'unica cosa che porteranno nella vita futura è daimon. Questa immagine, paradeigma.
Ognuno può interpretare come meglio sente daimon ma l'idea di questa immagine che vive in noi è molto confortante, un mito che spinge a mettersi in ascolto di se stessi e aspettare le risposte dal Daimon.

giovedì 11 marzo 2010

Dedicato a Sophia

Ho sentito una ragazza, alla radio, che interveniva in una conferenza e diceva:
-Io studio alla facoltà di filosofia perchè nella vita voglio diventare filosofo.
Con tutto rispetto mi sarebbe piaciuto chiedere a questa ragazza:
-Come si può diventare filosofi? E' un controsenso perchè è come se io dicessi, voglio diventare una donna innamorata di un uomo.
E' chiaro che non sono cose decise a comando ma accadono, semplicemente.
O sei innamorato di Sophia o non lo sei. O vivi per cercare Sophia o ti limiti a parlarne per sentito dire da chi conosce uno che un giorno forse l'ha vista passare davanti ad un uomo che era seduto su una panchina a sgranare fagioli.
Si dovrebbe ragionare, sarebbe più corretto, sulla voglia di diventare un tizio che campa scrivendo cose che a molta gente sembrano inutili.
Sophia, invece, è presente nella vita di tutti ma in pochi riescono a percepirla, a sapere che è presente e a trarne i giusti precetti.
Mille storie d'amore intorno a noi parlano solo di Sophia: nei film o nei romanzi, il protagonista cerca e si apre a Sophia, per poter scoprire di nuovo la vita, la gioia, la vista per poter cogliere l'attimo.(Es. Chocolate, Accadde in Paradiso, Imaginarium dr. Parnassus, Alice, New York New York, Orizzonti perduti, Suiddharta, Giulietta e Romeo)
Nelle canzoni e nelle poesie, le parole d'amore, di odio, rancore sono rivolte sempre e solo a Sophia.
Ad esempio:
"Il mio gatto dorme
-povero angioletto
il fardello della carne!
Kerouac - Haiku
Altro sempio:
"Stare a riposare può solo
chi ha il cuore che batte tranquillo,
mentre il viandante sopporta fatica e disagio
in una speranza sempre tradita.
Più lieve è davvero ogni pena del viaggio,
più lieve che trovare pace nella valle natia
dove nel cerchio di gioie e affanni di sempre
solo il saggio sa costruiri la felicità"
Hesse - Africa - dal libro Felicità
Canzoni
"If I ventured in the slipstream
Between the viaducts of your dream
Where immobile steel rims crack
And the ditch in the back roads stop
Could you find me?Would you kiss-a my eyes?
To lay me down
In silence easy
To be born again
To be born again
From the far side of the ocean
If I put the wheels in motion
And I stand with my arms behind me
And I'm pushin' on the door"
Se mi avventurassi ai bordi di un fiume
Tra i cunicoli del tuo sogno
Dove l’immobile acciaio cerchia lo schianto
E il fossato si ferma nelle strade sullo sfondo
Riesci a trovarmi? Vorresti baciarmi gli occhi?
Per stenderti accanto a me. Tranquillo, in silenzio
Per rinascere ancora.
Dal punto più lontano dell’oceano
Se metto in moto le ruote
E tengo le braccia dietro di me
E spingo la porta
Astral Weeks di Van Morrison
"Psychic changes are born in your heart
EntertainA nervous breakthrough that makes us the same
Bless your heart girlKill the pressure it's raining on Salty
Cheeks
When you hear the beloved songI am with you"
"Sono nati nel tuo cuore cambiamenti psichici
Riceviamo un impulso nervoso che ci rende uguali
Benedico il tuo cuore ragazza
Neutralizza la pressione, sta piovendo su Guance salate
Quando senti la canzone amata
Io sono con te"
A Parallel Universe Red Hot Chili Peppers
Sophia è lì a disposizine di chiunque ma non tutti la cercano perchè è immateriale, non è utile per comprare il pane, quella è una nostra esigenza, e soprattutto non si può possedere.
Sophia è di tutti per questo non potrà mai essere di nessuno. Questo è difficile da accettare, da capire, perchè l'Uomo è possessivo, esclusivo nei suoi rapporti e non concepisce con facilità il concetto di Sophia che appartiene a tutti.
Il più bel regalo: Sophia, di tutti, sempre presente, sin dalla notte dei tempi, intorno a noi, in ogni singolo attimo ma inafferrabile.
Qualcuno nel tempo, stanco di cercarla, di seguirla, preso da un raptus di possesso, pensò: "vai via, libertina inaffidabile, io dedicherò le mie nenie e il mio amore a Babalù. Lui è mio e si prenderà cura di me"
E così deviando con una proiezione, su un feticio creato da se stesso, il desiderio di possesso di Sophia, all'inizio quell'uomo si sentiva appagato perchè credeva forse di far dispetto a Sophia, e chissà, ci è riuscito, questo non lo sapremo mai. Successivamente preso da enorme sconforto, quell'uomo si rese conto che il suo feticcio non era Sophia e lui pensava solo a Sophia e voleva solo Sophia, pronto a tutto anche a rinnegare e tradire il suo feticcio.
Un altro uomo, stanco e deluso di non poter possedere Sophia, cominciò a non credere a nulla, finchè il suo cinismo lo scavò dentro sino a non sentire nè il bene nè il male. E quell'uomo pianse, stravaccato sul suo divano putrido di menzogne, bevendo una bottiglia di birra, l'ennesima e finalmente ammise a se stesso che cercava solo Sophia, l'unica che avesse mai amato.
Un altro uomo bugiardo, pieno di rancore, decise di non cercarla più e si dedicò a fare un mucchio di soldi: "cosa importa di Sophia, la lascio agli stupidi e ai creduloni. Non esiste Sophia! Esistono solo i soldi!"
Riuscì ad avere tutto dalla vita, soldi a pozzo senza fondo, donne, sesso, divertimento, potere, fama, viaggi. Appena desiderava qualcosa, la vita era lì pronta a dargliela, quasi a sfregio. Quell'uomo non era felice. Nessuno lo sapeva perchè fingeva di esserlo, solo per non darla vinta a nessuno ma era maledettamente infelice. Era solo anche se stava in mezzo a chi lo stimava e rispettava; amato da tutti non riusciva ad amare. Questa la sua maledizione. Neanche la prole, che amava profondamente, riusciva a sollevarlo dal suo dolore invisibile.
Poi pensò, un giorno mentre guardava il fiume, appoggiato ad un ponte sotto la ruota: tutto questo l'ho fatto per incontrare te e non ti ho mai incontrata perchè non ti ho mai persa. Sei stata sempre accanto a me.
L'uomo deluso dal suo tentativo di sfuggire all'amore per Sophia come un bimbo sperso, asciugatosi le lacrime, si affidò all'invisibile come un bimbo segue una stella che pur non portandolo in nessun luogo lo avrebbe guidato nel più bel viaggio della sua vita.
Sophia è lì per tutti, ma non appartiene a nessuno. E questo è difficile da accettare.

martedì 9 marzo 2010

Il significato di 2001: odissea nello spazio in un sito veramente interessante


L'altra notte ho visto il film di Kubrick e deve essere sincera, mi addormentavo spesso, facevo i canestri, soprattutto quando passava l'astronave. In fine mi ero persa molte scene anche stavolta. Non er ala prima volta che tentavo di vederlo senza appisolarmi. Alla fine oggi mi sono incuriosita e ho cercato un sito che mi spiegasse il significato del film, il film, la storia, i pezzi che mi mancavano dovuti ai pisolini. Ho trovato questo link. Spiega in maniera sintetica, in tante lingue, passo passo i punti del film, i suoi significati e le scene più importanti.

Se siete come me, curiosi ma tendenti al pisolo davanti all'arte troppo elaborata di Kubrick, linkate qui.

Alice nel Paese delle meraviglie e la felicità


L'Alice di Tim Burton cosa ha di speciale?

Burton riesce a succhiare tutti i significati reconditi, esoterici, sublimi dai libri di Carroll Lewis, inserirli in un solo film e spararli, senza scrupoli sullo spettatore.

Era ora che qualcuno osasse tanto.


Come tutti gli altri film di Burton, non è sufficiente lo psicologo per decodificarli ma un anima pura che non ha paura di vincere.


Deve confessare che da quando ho visto il film sono andata a sbirciare vari siti per trovare i significati più profondi e particolari in merito al libro di Lewis.


Uno scritto molto interessante è in questo sito, una lettura esoterica, iniziatica del percorso di Alice, ecco il link.


Sempre nello stesso sito si possono leggere varie interpretazioni, tutti molto interessanti e lodevoli. In particolare può essere molto utile la lettura dei simboli contenuti nel libro. Questo articolo consiglio di leggerlo per capire cosa è l'Ombra e come poterla sondare.



Inoltre se vi capita di entrare in libreria, per favore fatelo capitare, provate a leggere Alice nel Paese dei quanti, di Robert Gilmore, raffellocortina edizioni. In questo libro vengono raccontate le avventure della fisica, ricorda vagamente Flatlandia. E' un libro da leggere per tutti gli appassionati di quantistica e universi paralleli.

Per ogni eventuale scetticismo indico qui di seguito la recensione del cicap al libro.



Un altro articolo interessantissimo, in riferimento a Psicocafè blog, lo potete trovare in questo link.



In ultimo vi indico questo link per approfondire ulteriormente la simbologia del libro.

lunedì 1 marzo 2010

Come le tesi di un ricercatore possano essere mal riferite

La felicità rende egoisti, meno attenti a altri
Lo rivela lo psicologo Joe Forgas della University of New South Wales a Sydney, pubblicato sul Journal of Experimental Social Psychology01 marzo, 14:25
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/scienza/2010/03/01/visualizza_new.html_1709126217.html
La memoria migliora nelle brutte giornate?

Cronaca: Un po´ di malinconia aiuta a ricordare gli eventi con più precisione e affina le
capacità di giudizio dell´uomo Per alcuni psicologi australiani l´umore affranto è un elemento
determinante nella storia dell´evoluzione
Tre notizie sugli studi di Joe Forgas sulla necessità di esprimere emozioni, soprattutto quelle negative. La notizia dell'Ansa (la prima indicata) è poco approfondita e sostiene che, secondo gli studi di questo ricercatore, la felicità spinge le persone ad essere egoiste.
Se così fosse, e ho i miei dubbi sull'interpretazione degli studi del prof. Forgas, la maggior parte degli abitanti della terra sarebbe felice, in quanto a molti di loro non importa dei propri simili che soffrono, no tendono la mano per siuatare, anzi, ci speculano con molto entusiasmo. E questo sarebbe perchè sono felici?
In realtà nell'articolo successivo dell'ordine degli psicologi del Lazio, viene meglio spiegata la tesi di questo ricercatore e in quale quadro è inserita. Fargas sotiene che nella vita la tristezza è una emozione che va vissuta nella sua interezza, come le altre emozioni, ad esempio la rabbia, commozione, paura; perchè solo esprimendo la tristezza possiamo vivere a pieno le altre, quindi anche la gioia.
Il concetto di felicità, se pure affine a questa ricerca, poggia su altre basi, che coinvolgono le emozioni, ma si riferiscono ad un percorso più profondo che mira alla rcerca di sè e della propria libertà.
Negli ultimi tempi i media sono molto interessati alla realizzazione della felicità, non per liberare l'Uomo dalle sue paure e spingerlo a cercare i suoi perchè, ma per tenerlo stretto nella morsa del guinzaglio dei desideri eteroindotti.
I media e la felicità, la libertà sono incompatibili, almeno fino a quando tentano di confondere il benessere dell'Anima con il desiderio dei pannolini profumati, un'automobile dalle grosse ruote o un gioiello di diamanti.

venerdì 26 febbraio 2010

Ci sono parti di noi che non accettiamo

Parlavo con una mia amica oggi, proprio di questo argomento. Non è facile accettare che dentro noi convivono molte parte diverse tra loro, a volte difficili da gestire, da accontentare. Prevale la nostra coscienza, la nostra consapevolezza ma alla fine tutte vogliono essere quanto meno ascoltate.
Spesso, per tanti motivi, proiettiamo parti di noi su persone che si mostrano come quelle parti che noi non vogliamo ascoltare. A volte possiamo arrivare ad odiare quelle persone che rivestono le sembianze di quelle parti da noi negate.
Anche se poi ne prendiamo consapevolezza è difficile passare la vita ad accontentare ogni piccola parte di noi, magari quelle che vorrebbero la libertà di esprimersi, magari quelle che ci vorrebbero diversi da quello che siamo.
Non sempre si ha la voglia di essere buoni con noi stessi. Il più delle volte siamo severi con noi, non ci perdoniamo nulla. Così è facile odiare chi si perdona tutto.
A volte invece siamo così disciplinati che non ammettiamo distrazioni. Viene da sè odiare chi invece passa la vita a distrarsi.
Alcuni hanno l'esercito dentro e trasformano ogni parte di sè in soldati che devono obbedire agli ordini ma ci sono parti di noi che sono talmente anarchiche e rivoluzionarie che non accettano ordini da nessuno neanche da noi stessi.
Nei momenti più difficili della vita quelle parti cercano di farsi sentire, per dare un consiglio, per dare conforto, per ricordarci chi siamo ma è sempre difficile ascoltarle.
Siamo disposti ad ascoltare più gli altri, chi ci vuole manovrare, chi ci inganna, chi si serve di noi, piuttosto che ascoltare quelle parti scomode.
Sarebbe una risorsa almeno ascoltarle e perchè no, seguirle di tanto in tanto.
Ci sono parti di noi che mentono e spesso preferiamo ascoltare quelle che sono formate dalle stupide critiche demolitrici del mondo.
Le parti di noi sincere le rifiutiamo, magari quelle potrebbero cambiarci la vita e renderci liberi. Questo ci fa paura, la libertà. Non è detto che tutti la desiderino. La libertà potrebbe far paura perchè nasconde da un lato il fascino e la vita autentica e dall'altro è selvaggia, fuori da ogni schema, incerta.
Allora c'è da chiedersi: cosa preferisco?
Io la libertà

Chi c'è dentro quella stanza?

Mi trovo in una casa che non conosco, con un lungo corridoio dove i due uomini erano lì a confabulare tra loro. Io non capisco di cosa parlano, io non so cosa stiano dicendo. Li conosco da tanto tempo, uno era il mio amico di Università e l'altro è il mio compagno. In una di quelle stanze c'elui, un individuo arrabbiato, con i capelli corti, il fisico forte, mi mette paura. Non so cosa voglia da me ma è un vulcano incadendescente di rabbia e la sua rabbia più è celata più mi sconvolge.
Entro in quella stanza, dalle luci soffuse, i due uomini rimangono fuori a parlare sottovoce. Credo di aver dimenticato qualcosa lì ma non so cosa, poi ricordo che è il mio cappotto marrone. Lo infilo.
Ad un certo punto mi sdoppio, vedo me stessa, mi accorgo che sono una donna vestita con un abito da sera anni '40 beige, con la vita pigmentata di perline e i capelli sciolti. Mi sto aggiustando i ferretti, riconosco che sono fatti con due orecchini di mia madre.
Dietro al letto in piedi c'è questo individuo, mi fa paura, guarda verso la finestra dalle tapparelle chiuse, è molto inquietante, strabocca di rabbia repressa. Esco dalla stanza e la chiudo. Riferisco ai due uomini che quell'individuo è pericoloso. Ma loro non mi danno retta, sminuiscono la cosa. Riapro la porta e lui cammina sul soffitto. E' spaventoso!
Io continuo a dirlo ai due ma loro non danno peso alla cosa.
Dalla porta esce fuori un fracasso come se qualcuno volesse uscire, forse ho io chiuso la porta a chiave. Sono spaventata. I due mi dicono:
-riguarda te, è affare tuo.
-io non so chi sia, chi lo abbia portato qua.
-Tu lo sai chi è? Tu sai quello che vuole.
Io non so chi sia, non so cosa voglia da me. So solo che è arrabbiato e vuole uscire, forse potrebbe uccidermi, forse potrebbe rovinarmi. Io non posso farlo uscire ma non posso tenerlo lì. Nessuno può aiutarmi. Nessuno.
Allora io dico a me stessa:
Svegliati!
E mi sono svegliata.

sabato 20 febbraio 2010

Messaggi telepatici e incontri durante la notte


Questa sera, mentre guardavo Sanremo, mi è venuto in mente un sogno e l'ho raccontato alla mia amica Monia, mentre cercava di capire le parole sbiascicanti di Costanzo, le spiegavo che i volti sconosciuti mi perplimono durante i sogni. Non so dare spiegazione, oltre quella che noi catturiamo volti del giorno incosciamente e li proiettiamo nei momenti onirici ma alla fine ho riflettuto:

-Mò, non potrebbe essere possibile che la notte noi incontriamo persone che sognano come noi? Eh? Eh?

-Mah!

-Se la nostra rete neuronica è mossa da scariche chimiche, elettriche e onde...

-Embè?

-Embè, è possibile che particelle elettriche di estranei e onde potrebbero interferire casualmente con le nostre sinapsi mentre siamo nella fase onirica, quindi senza le barriere dell'Io.

-E quindi?

-Magari queste onde o particelle elettriche influenzano i sogni e trasmettono tranci di immagini o messaggi che mettono in contatto persone che non si conoscono?
-Mah, non so se...

- Certo la nostra mente non conoscendo la fonte potrebbe da una particella ricostruire, in base alle conoscenze che quel cervello ha immagazzinato, tutto un messaggio.

-Come la telepatia?

- Si, pure la telepatia potrebbe essere così. La particella potrebbe essere come una tesserina di un puzzle dal quale la mente astrae, cerca di comprendere quale sia l'immagine che porta in sè.

- Potrebbe pure essere.


In fondo ci sono molti ricercatori spirituali che hanno scritto libri su questo argomento come Anne Givaudan che ha pubblicato Forme pensiero, "Le forme-pensiero sono delle manifestazioni energetiche che hanno vita lunga o breve in base all’energia di cui vengono nutrite. Tutti noi ne emettiamo, tutti ne siamo circondati, e a volte esse interferiscono con la nostra vita. Se sono visibili a chi è dotato di una vista sottile, perlo più noi non siamo in grado di percepirle direttamente. "


Arthur Edward Powell in "Il corpo mentale" spiega come, secondo le sue ricerche, si possano svluppare i poteri della mente, anche separatamente da corpo fisico e persino astrale. Egli parla di onde pensiero e forme pensiero che vengono emesse e possono essere dirette dove si desidera. E per questo che i pensieri e l'immaginazione sono molto importanti, perchè se si sanno ben indirizzare possono essere potenti. Per questo si consiglia sempre di pensare positivo.


Se tutto questo fosse vero la mia teoria non sarebbe poi sbagliata, potrebbe avere un suo senso.

Inconsapevolmente forse dialoghiamo con persone completamente sconosciute anche da una parte all'altra del mondo, durante il sonno, anche durante il giorno, perchè no! Avrebbe senso il dejavù, sarebbe spiegata quella sensazione strana di familiarità che si può provare quando conosciamo una persona nuova, mai incontrata prima.


Alla fina Monia ha mostrato vago interesse per le mie disquisizioni mentali e ha alzato la tv per vedere chi fossero i tre finalisti di Sanremo.

venerdì 19 febbraio 2010

Un festival sanremese vagamente politico?

Non andavo molto d'accordo con mia nonna ma dopo anni ho scoperto il perchè, era monarchica ed era sposata ad un comunista che teneva sotto la sua sferza e comandava a bacchetta. Mio nonno per me era un grande pensatore saggio, io lo chiamavo nonno Diavolo.

Se nonno Diavolo avesse visto lo smacco che questo festival di Sanremo dai toni "vagamente" politici e tesi, inneggianti alla monarchia, avrebbe reagito con un turpiloquio degno del principe delle tenebre e forse mi sarei fatta coinvolgere anche io, chissà!

Ripescare quel trio patetico che spingeva le orecchie a gridare "vendetta!", è stata una presa per i fondelli sotto ogni punto di vista, va oltre la gara canora, è qualcosa che offende l'intelligenza e la dignità del popolo italiano.

Ipocrisia, falsa adulazione, compassione tutte concetrate in una canzone demagogica.
Povero tenore, poveri coristi e povera orchestra, bastavano loro a cantare e invece hanno dovuto mischiare le loro soavi voci con due citofoni.

Non voglio sindacare sul televoto, perchè è possibile che in Italia ci siano ancora "nostalgici" e inconsapevoli.

Devo ammettere che non sono molto fiera di dedicare un post a questa canzone, perchè solitamente l'indifferenza sarebbe il modo più adeguato per difendersi ma quando assisto ad un fenomeno del genere non posso tacere.

Il festival quest'anno pecca nella scelta "dell'anfitrione" e si perde in questi giuochi perversi ma in compenso ha dato spazio ad alcune canzoni molto interessanti come quella di Nino D'Angelo e Maria Nazionale che hanno cantato un testo impegnato su un ritmo accativante. Ho solo un dubbio: possibile che Napoli non ha risposto alla chiamata e non si è unita per votare un testo così importante? Non ci credo!

"Jammo jà e dammece ‘a mano Si stammo nzieme putimmo ì luntano Nun se pò cchià aspettà Jammo jà ca sta vita va ‘e press Nuie simmo ‘a casa de vase e ‘d carezze Ma fa nutizia sultanto ‘a munnezza"
"Cu sta mafia cu ‘o mandolino Ca ce hanno mise da sempe ncuolle Simmo ‘a faccia ‘e ‘na cartulina Ca ce svenne pe tutt’ ‘o munno"
"Si ‘a giustizia se lava ‘e mane Song bianche ‘e bandiere E chi maie po penzà a dimane"
"E guagliune d’ ‘e viche ‘e napule Nun saranno maie re"
"Dint’ ‘o zen ‘e palermo se bevene ‘o tiempoP’ ‘a sete ‘e sapè E nun è maie facile a durmì cu ‘e pecchè A campà cu ‘a pacienza è ‘o cchiù grande equilibrio Pe chi po cadè"

Il testo ha in sè punti emblematici, come "se beveno o tiempo P" che sinceramente mi intriga e non so associare a nulla tranne a una simpatica associazione sciolta tempo fa. Ma son io un pò maliziosa solitamente.
Vorrei tanto capire la filosofia del bere il tempo P.

venerdì 12 febbraio 2010

Ognuno deve fare il lavoro che ama per dovere verso se stesso e anche verso la società


Questa mia teoria da Orizzonti perduti, mi ha procurato serate di attacchi verbali da parte di molte persone, anche amici.

Mi rendo conto che le persone quando vengono toccate nel vivo delle loro frustrazioni, reagiscono con veeemenza. Io sono la prima a fare così, in fin dei conti.

Per questo quando una sera di molti anni fa, in un periodo in cui la vita mi concedeva i suoi ultimi sorrisi, io ebbi la cattiva idea di esprimere un concetto in cui credevo e credo, rispondendo ad una ragazza che "ce l'aveva fatte a peperini" tutta la sera con il fatto che odiava il suo lavoro e voleva cambiare.

Ero alla stessa tavola e nonostante cercassi di eliminare dalla captazione dei miei neuroni il disturbo della sua lacrimante e struggevole voce, mentre mi abbuffavo di pietanze cucinate dalle mie amiche sorelle Di Sipio, non ci riuscivo. Cominciai a bere i bicchieri di buon Montepulciano d'Abruzzo doc ma, niente da fare, la lagnosità di quella ragazza mi violentava le trombe d'eustacchio. Così mi voltai e le dissi:

"Cambia lavoro e facci mangiare in pace, ok? Ora che abbiamo trovato la soluzione, ci beviamo quel liquorino che fai tu, Marì?"


Mentre bevevo il liquorino tutti mi guardavano con orrore. Avevo azzittito la querula ma la mia soluzione toccò la loro suscettibilità dato che tutti lì in mezzo volevano cambiare lavoro.

"Ma a me servono i soldi, come faccio a campare? Non è facile trovare un altro lavoro, di questi tempi" -

Aggiungo una postilla, in Italia oggi si parla di crisi, ma per me e le persone della mia vita, la crisi c'è sempre stata. Magari un periodo avevamo più giro di moneta, altre meno, ma crisi sempre. Per questo sappiamo resistere come le zanzare tigre alla disinfestazione.

Pe tornare a quella serata, dopo l'affermazione della "scassapolpette", si scatenò un putiferio di parole e ronzio tutto dedicato a me e alla mia voglia pratica di dire quelle, che per loro, sono UTOPIE.


Sarà che io ho sempre fatto così, male o bene, a me non importa molto. Ma se un lavoro mi fa soffrire, se desidero fare dell'altro io sono più che sicura che devo seguire il mio rullo di tamburi, il Daimon, e cambiare strada. Non si deve avere paura di cambiare. Non si deve stare attacati ad un lavoro solo per paura e poca autostima.
Non è facile cambiare, ma cosa è facile a questo mondo?

E' vero, ci servono i soldi, ma non fossilizziamoci in un lavoro che odiamo, cerchiamo la nostra strada!

Tutti dovremmo vivere come a SHAMBALLAH, dove ognuno faceva quello che desiderava e lo faceva con amore e gioia.

Pensiamo ad un uomo (o donna), dottor x, che per raccomandazione e famiglia potente riesce a diventare il più famoso medico della città. Ma detesta in cuor suo quel lavoro che ha fatto solo per seguie le orme del padre. In fondo voleva fare l'esploratore ma non lo farà mai, non perchè non può, è pieno di soldi! Non lo farà mai perchè i titoli e il prestigio sociale sono droghe di cui non sa fare a meno. Se ad una persona così gli dici, bisogna fare il lavoro che desideri, il dottor X capace che ti mandi a fa...re l'esploratore.

Parallelamente, immaginiamo che c'è un altro uomo (o donna) che ha studiato medicina, è bravo e la sua passione è dedicarsi a curare le persone, pensa solo a questo ma non trova un posto in cui svolgere la sua professione ed essere pagato. Solo internati a gratis o per 4 soldi. I suoi genitori gli dicono: "noi non ti possiamo mantenere più, figlio."

Che deve fare questo medico?

Se rinuncerà a trovare una clinica o un posto di lavoro che gli permetta di fare il medico, sarà una perdita per tutta la società, perchè è bravo e sono quelli come lui che salvano molte persone che noi amiamo.

Intanto il dottor x, che non molla nemmeno se gli spari, continuerà a fare il medico, gli moriranno diverse persone sotto i ferri, ma il padre è un uomo potente, lo farà scagionare.

Ah, dimenticavo, se avesse fatto l'esploratore avrebbe avvicinato una tribù australiana che per motivi a noi sconosciuti si sarebbe fatta approcciare solo da lui. Invece lui, il dottr x, non c'era in quella spedizione, perchè succube del prestigio sociale e l'antropologo che andò lì, figlio di un altro ricercatore molto famoso, fu spellato vivo e mangiato.


Fare il lavoro che si ama risolverà il mondo.

giovedì 11 febbraio 2010

In questa crisi le donne ne fanno le spese maggiormente. Perchè?

Quadro di Angela Betta Casale Dreamcatcher
In questo momento di estrema crisi economica, in cui tutti contano il centesimo e hanno paura di esporsi, di rischiare, chi ha una qualsiasi attività, dal chiosco alla multinazionale, se dovesse assumere una persona non esiterà a badare bene al sesso.

Le donne fanno fatica a trovare lavoro, a meno che non sia a partecipazione agli utili, a percentuale, a progetto (BREVE), a "babbo morto".

Le assunzioni a tempo indeterminato, se ci sono, tranne qualche caso molto isolato, sono riservate agli uomini e le altre donne vagano da un lavoro all'altro o rimangono a morire in un lavoro che le uccide giorno per giorno.

La maternità per molti titolari è un problema che vorrebbero limitare, molti sostengono perchè la mansione deve essere coperta da un'altra persona in quel periodo e le spese aumentano, rischiando di non poterle pagare tutte.

Spesso anche nei rapporti a percentuale le donne hanno difficoltà a farsi assumere perchè in qualche modo sembra esserci una tendenza a preferire gli uomini. Senza annoverare i lavori dirigenziali che, in infiniti casi, chi assume mostra di preferire il "sesso forte".
Se la donna è, oltre alle mansioni in ufficio, disposta a proseguire "il lavoro" in albergo, magari si sentirà dire: "Questo posto è suo, signora. Signora o signorina?"

E' stato sempre così in Italia.

Una donna seria e diligente, se sta cercando lavoro, soprattutto in questo momento, si scontrerà con la risposta: "Mi dispiace, c'è crisi non assumiamo, anzi stiamo licenziando!"

Molte donne hanno riferito che sembrano non importare affatto le capacità professionali o di tendere potenzialmente ai risultati.
Questa considerazione sorge dal fatto che tra i candidati ad un lavoro, senza parlare dei concorsi, ci si deve scontrare con uomini che partono avvantaggiati, perchè a loro è richiesto un minimo di intelligenza mentre le donne devono avere il massimo per essere alla stessa stregua; poi ci sono le "donnine allegre" che spesso battono i maschi, anche i più dotati intellettualemente, e infine quelli che fanno "asso pia tutto", i raccomandati, contro i quali non ci sono possibilità.

Una caratteristiche poco apprezzata in questo momento nella donna è l'intelligenza che su chi deve assumere fa lo stesso effetto della criptonite su Superman.

Se poi all'intelligenza la candidata aggiunge esperienza e professionalità, capace che la guardino come se fossi un extraterrestre in visita sulla Terra.

Le buone qualità professionali in una donna mettono a disagio, soprattutto chi è poco illuminato. Lo si capisce subito perchè il capoufficio, o come lo chiamano ora, ufficio risorse umane (il cui nome fa pensare a un magazzino con pezzi di ricambio umani), dopo aver effettuato il colloquio con la candidata, viene colto da un attacco pesante di logorrea e non smette di consigliare altri lavori, luoghi lontani, scoraggiando le sue potenzialità. Nonostante tutto non la liquida, la tiene sulla corda perchè non si sa mai...se magari cambiano i tempi e servono persone intelligenti e professionali?

D'altronde il modo in cui stanno andando le cose in Italia sono una conferma della poca cura nell'assumere il personale, soprattutto in quelle aziende che hanno un obbligo morale verso gli utenti o a non fallire perchè hanno percepito fondi dallo Stato.


Una buona probabilità di riuscita c'è se dietro la scrivania dell'ufficio risorse umane, troviamo una donna intelligente, ma bada bene, non deve essere quella che fu assunta a suo tempo dal direttore "sguazzone" che la portava negli alberghi ad ore.

In caso contrario, se la candidata mostra di praticare gli stessi "facili costumi" al 90% il posto è suo perchè il capo è sempre solo, se è frivolo vuole sempre un complice.

Se invece dietro al scrivania c'è una donna intelligente che per qualche motivo recondito e oscuro si trova fatalmente lì, allora se la candidata è in gamba, preparata, evita risolini da ebete e non tende a civettar, il posto è suo.


Sono due schemi di assunzione malati perchè in ogni caso non deve importare a nessuno, ancora meno a chi ti assume, se una donna è di facili costumi o meno, ciò che conta è saper fare il proprio lavoro.
Se il titolare di un'azienda cerca un esperto elettricista, non dovrebbe badare alla sua vita privata ma solo se sa aggiustare la radio.

Ma purtroppo le cose non stanno così e chi in questo momento rimette le spese sono le donne!
Chi dice il contrario non parla con le persone ogni giorno evidentemente.

martedì 9 febbraio 2010

saggezza orientale ritrovata

Quando ero alle elementari la maestra ci raccontò questa storia, l'ho cercata tanto e ora la propongo, la traccio qui così saprò sempre dove trovarla. Stavo guardando un sito sulle carte di Osho, è molto interessante, sono tarocchi zen che rispondono con una storia della saggezza orientale.
"Le Fortune e le Sfortune di un Contadino
Il solo problema con la tristezza, la disperazione, la rabbia, l’impotenza, l’ansia, l’angoscia, la miseria e l’infelicità, è che te ne vuoi liberare. Questo è l’unico ostacolo. Dovrai convivere con queste cose, non puoi solo pensare di sfuggirle. Proprio queste sono situazioni in cui la vita si deve integrare e crescere. Queste sono le sfide della vita. Accettale: sono benedizioni sotto mentite spoglie.
Un uomo aveva un bellissimo cavallo, era così raro che perfino gli imperatori gli avevano chiesto di comprarlo – a qualsiasi prezzo – ma lui aveva rifiutato. Poi, un mattino, l’uomo scoprì che gli era stato rubato. L’intero villaggio accorse per consolarlo: “Che sfortuna! Avresti potuto ricavarne ricchezze, ma tu sei stato testardo e stupido. E ora il cavallo ti è stato rubato”. Ma il vecchio rise e disse: “Non dite assurdità! Dite solo che il cavallo non è più nella stalla. Lasciamo che sia il futuro a decidere… stiamo a vedere!”.E accadde: quindici giorni dopo il cavallo tornò, e non era solo – portò con sé una dozzina di cavalli selvaggi. Di nuovo il villaggio si riunì e tutti commentarono: “Il vecchio aveva ragione! Il cavallo è tornato insieme a dodici altri, tutti bellissimi. Ora potrà guadagnare una fortuna!” Tornarono dal vecchio e dissero: “Scusaci. Non siamo in grado di prevedere il futuro e le vie del Signore, ma tu sei incredibile! Sapevi cosa sarebbe accaduto; devi avere intuizioni sul futuro”. Lui rispose: “Assurdità! Tutto ciò che so è che adesso il cavallo è tornato con altri dodici stalloni – nessuno può sapere ciò che accadrà domani”. E il giorno successivo accadde questo: l’unico figlio di quel vecchio contadino, tentando di domare uno dei nuovi stalloni cadde malamente e si ruppe le gambe. Ancora una volta l’intero villaggio accorse e commentò: “Non si può mai dire – avevi ragione; si è rivelata una vera maledizione. Forse era meglio che quel cavallo non tornasse. Adesso tuo figlio rimarrà storpio per tutta la vita”. Il vecchio disse: “Non saltate a conclusioni! Aspettiamo e vediamo cosa accadrà. Dite solo che mio figlio si è rotto le gambe, tutto qui”. Quindici giorni dopo accadde che tutti i giovani del villaggio venissero arruolati a forza dallo stato, perché il paese era sceso in guerra. Solo il figlio del vecchio fu risparmiato, perché inutile. Tutti si riunirono e dissero: “I nostri figli sono perduti! Per lo meno il tuo è rimasto. Storpio, ma vivo! I nostri figli sono in guerra e il nemico è molto forte; di certo verranno uccisi. Nella nostra vecchiaia non avremo nessuno che si prenda cura di noi, tu perlomeno hai un figlio, e forse guarirà”. Ma il vecchio disse: “Dite solo questo: i vostri figli sono stati arruolati dallo stato. Il mio è stato risparmiato, ma non tirate conclusioni”. Quell’uomo afferma semplicemente l’evidenza dei fatti! Non pensare a qualcosa come a una benedizione e all’altra come a una maledizione. Non interpretare, e all’improvviso vedrai che ogni cosa è meravigliosa
."

Intelligenza, stile e talento. Tre Amici di cui non si parla più

Ispirato dal film Alice non abita più qui, 1974- di Martin Scorsese, questo telefilm è molto divertente e piacevole da seguire, nonostante siano passati diversi anni non stanca mai. In linea con lo schema delle vecchie sit anni '70-'80 mostra uno stile che ormai da tempo, sia al cinema sia in tv si è perso. Le nuove proposte d'intrattenimento spesso non sono in grado di alleggerire i cuori dopo una giornata di lavoro e allegramente farci rilassare davanti alla tv, magari lanciando alla fine di ogni puntata un piccolo spunto di riflessione.

A me piacciono i programmi e i fim non eccessivamente aggressivi. Per aggressivi non intendo lotte, guerre e violenza che alla fine possono essere un mezzo per sfogare lo stress accumulato.
Per aggressività intendo quella espressa attraverso un linguaggio verbale e recondito degli atteggiamenti, sguardi, situazioni che senza controllo trovano un posto dentro la tua mente e fanno alzare un onda di irritazione ingiustificata che ti lascia perplesso.

E poi sono dell'opinione che non c'è nulla di più aggressivo della stupidità.
Secondo me tutto è lecito attraverso l'arte ma ad una condizione: che sia fatto con intelligenza e stile.

Annoverare i programmi tv tra l'arte potrebbe apparire un azzardo o addirittura una "bestemmia" ma ci sono piccoli capolavori che non possono essere messi alla stregua di Alf, Il mio amico Jim, Susanne.
I Simpson, Futurama oltre Alice e qualche altro programma del passato sono intrisi di qualcosa di diverso che riesce a rompere gli schemi dell'ipocrisia senza precipitare nella volgarità subdola che cavalca i tempi.Credo che sia molto difficile poter essere sorpresi da un nuovo programma, pscolabili esclusi ovviamenti, perchè da quello che sembra, poi mi sbaglierò, coloro che scrivono sceneggiature e gags, anche in Italia, provengono da una lobby familiare che difficilmente permette ad estranei, seppure talentuosi, di poter proporre qualcosa di nuovo, brioso, sferzante.

Ma i risultati si vedono: da anni ormai cinema e tv hanno bandito la creatività, l'arte, il genio, il talento, rifilandoci programmi partoriti dalle frustrazioni di familiari che hanno ottenuto tutto dalla vita e si vogliono togliere lo sfizio di sentirsi artisti ma artisti non sono.

Non bastano le frustazioni per essere artista ci vuole anche un qualcosa di cui spesso non si parla:

TALENTO

lunedì 8 febbraio 2010

Quando uno è bastian contrario è come Cruciani.

Una volta quando ascoltavi uno speaker alla radio, con una voce suadente e cordiale, immaginavi che fosse un figo da paura e poi se riuscivi ad avere un appuntamento per conoscerlo rimanevi sempre male perchè era un cesso clamoroso.
Invece sono rimasta piacevolmente sorpresa dall'aspetto fisico di Giuseppe Cruciani, il corrosivo conduttore del programma su Rai 24, La Zanzara.
Non saprei perchè ma ho sempre pensato che fosse un ometto brutto con l'attaccatura strana dei capelli, gli occhiali, le labbra disarmoniche tra loro, ricurvo sulle spalle, insomma un cesso. Forse perchè ho pensato ingiustamente come un uomo e non come donna, concludendo che un intellettuale al 70% è un rospo che non diventerà mai principe.
Invece ieri sera una mia amica mi ha detto che lo aveva visto in tv e io ho commentato:
- E' un cesso, eh?
-No, no. E' proprio un bell'uomo, non è un modello ma piacevole.
Così oggi mi è venuta la curiosità, pensando agli scorfani che ho conosciuto in appuntamenti alla cieca, di sbirciare l'aspetto fisico di questo personaggio. In realtà sospettavo che la mia amica, dai gusti molto lontani dai miei, avesse scambiato l'ennesimo ravatto in bell'uomo. E invece le ho dovuto dare ragione.
Indisponente e caustico sono convinta che molte donne lo immaginano insignificante, forse perchè si mostra poco accattivante. Un giudizio conforme a quello che ci si può aspettare da una persona che non perdona mai l'idiozia altrui. I belli non hanno tempo per queste cose! Al contrario, in linea con il suo solito comportamento provocatorio (ed ora provocante...), Cruciani deve sempre andare contro ogni previsione e così invece di essere un intellettuale bruttino, si è anche sforzato di essere un uomo dall'aspetto piacevole, non conturbante ma gradevole alla vista.
Quando uno è bastian contrario!

sabato 6 febbraio 2010

La storia di come Sunzi confermò che la sua fama fosse basata su effettive capacità


Un aneddoto interessante che si può leggere ne -L'arte della guerra di Sun tzu- narra come Sunzi abbia potuto dimostrare le sue capacità davanti al suo Re.

Sunzi venne chiamato a corte dal sovrano Helu, re di Wu, poichè famoso per aver scritto 13 libri sull'arte della guerra. Egli lo sfidò ad impiegare la sua grande maestria nella addestramento di eserciti per educare all'ordine le concubine del suo Harem.
Sunzi accetto e venne nominato generale per svolgere la prova.
Allora Helu convocò tutte le sue trecento concubine e Sunzi le divise in due gruppi, pose a capo le favorite del sovrano armandole di alabarda.

Cominciò l'addestramento intensivo chiedendo loro:
"Voi conoscete la sede del cuore, la mano sinistra, la mano destra, le spalle?"
Le donne risposero:
"Si, le conosciamo"
Allora continuò il preambolo:
"Se dico Avanti, guardate verso il cuore; se dico A sinistra, guardate verso la mano sinistra. Se dico A destra verso la mano destra se dico Indietro, alle spalle."
Le donne annuirono ma gli ordini vennero nuovamente impartiti tre volte e spiegati 5 volte.
Al rullo dei tamburi, per iniziare l'ennesima esecuzione degli esercizi, al comando volgersi a destra le donne cominciarono a distrarsi con risolini e chiacchiericcio.
Sunzi si soffermò a pensare e poi sentenziò:
"Se le regole non sono chiare e le spiegazioni sono prive di fervore, la colpa è del generale."
Ripetè per tre volte gli ordini e 5 volte la spiegazione ma sul rullo di tamburo, all'ordine A sinistra le donne si distrassero nuovamente ridendo rumorosamente fra loro.
Allora Sunzi disse:
"Se le regole non sono chiare e le spiegazioni sono prive di fervore la colpa è del generale; se, dopo i chiarimenti, non ci si conforma alle regole la colpa è degli ufficiali."
E così espresse la volontà di far decapitare le favorite a capo dei due gruppi.

Il re che era sulla terrazza ad osservare l'addestramento di Sunzi fece recapitare immediatamente un messaggio:
"La mia modesta persona ha già capito che il generale sa impiegare le truppe. Se sarò privato di queste due concubine il cibo non avrà più dolcezza. Il mio desiderio è che non vengano decapitate.
Ma Sunzi rispose tempestivamente:
"Il vostro servitore è già stato nominato generale e quando un generale comanda l'esercito può anche non accogliere alcuni ordini del suo signore."
Detto questo Sunzi diede l'ordine di farle decapitare.

Dopo aver posto le concubine immediamente inferiori al comando dei due gruppi fece di nuovo eseguire l'esercizio. Le donne andarono a destra a sinistra, avanti, indietro senza mai fiatare.
A quel punto inviò un messaggio al re:
" Le Truppe sono ormai ordinate e il re può passare la rivista. Le potrà impiegare come vorrà spingendole nell'acqua e nel fuoco."
Ma il re rispose:
"Il generale può ritirarsi negli alloggi, non è nostra intenzione procedere alla rivista."
Sunzi disse:
" Il re ama le belle parole ma non sa metterle in pratica".

Helu comprese che Sunzi sapeva davvero impiegare le truppe e lo nominò suo generale definitivamente; egliseppe vincere diverse guerre di conquista.
Fu così che dimostrò che la fama che lo precedeva era basata su effettive capacità.

mercoledì 3 febbraio 2010

L'Aquila capitale europea, speriamo!

"L’Aquila – La presentazione ufficiale della candidatura di L’Aquila a Capitale europea della Cultura per il 2019 avverrà il 19 febbraio prossimo in occasione della Borsa Internazionale del Turismo (BIT) di Milano. Come reso noto dalla Regione, il Presidente Gianni Chiodi illustrerà la candidatura in quella sede, insieme con l’assessore alla cultura Mauro di Dalmazio, nel corso di una conferenza stampa che rappresenterà il momento conclusivo del progetto a cui si sta lavorando da mesi, anche con il sostegno di Gianni Letta. All’evento è stato invitato a partecipare anche il Ministro dei Beni Culturali Sandro Bondi. Con la sua presenza L’Aquila riceverebbe un “endorsement” nazionale."http://www.inabruzzo.com/?p=27051




Matera, Siena, Ravenna, Padova, Verona e Brindisi pare che saranno le concorrenti. MA io credo L'Aquila vincerà perchè è una città magica che conserva una millenaria memoria della storia Italiana. Basti ricordare il fulcro delle popolazioni italiche che si riunirono per combattere i romani, Celestino V, i monumenti, il castello, l'archeologia, i suoi misteri storici; nonostante i recenti eventi tragici continua a conservare il suo fascino e ben presto tornerà più bella che pria.


Buona fortuna!

Un concorso interessante

Premio Ilaria Alpi: aperto il nuovo bando
Per chi volesse approndire può vedere direttamente l'articolo.

Master per sempre!

Un master per diventare giornalisti multimediali
Al via sabato 6 marzo i corsi milanesi. Il 22 febbraio è l'ultimo giorno utile per le prescrizioni


Per chi fosse intressato c'è l'ennesimo bando e master giornalismo.
E' chiaro ormai che i giornalisti disoccupati stanno diventando un grande affare per tutti. Ormai la disoccupazione in generale è un grande affare per tutti.
Io sono profondamente convinta che i lavori, compresi gli intellettuali, s'imparano lavorando. Un medico dopo aver fatto anni e anni di Università può imparare la professione solo lavorando, così un avvocato, così un ciabattino, così un giornalista.
Dopo aver studiato, dopo aver raggiunto la certezza di sapere scrivere, quale master può essere più prezioso di un lavoro dove la tua responsabilità abilita le capacità e fa crescere la professionalità.
Poi in Italia c'è chi parla di bamboccioni!
E' l'Italia stessa che li crea facendoli diventare eterni studenti.
Per fare l'insegnante una volta era sufficiente l'Istituto magistrale, oggi devi studiare a vita, non basta mai, fino a quando odierai tutti i bambini del mondo e non avrai più voglia di insegnare.
Ma chi promulga queste normative che preparazione ha?
E' chiaro,no, tutti a scuola a vita per sgrassare le fila dei disoccupati.
Che presa in giro!

Premio Europeo

Da mb news di Monza"Il Parlamento europeo assegnerà quest'anno, per la terza volta, il Premio ai giornalisti che hanno trattato importanti temi europei o promosso una migliore comprensione delle istituzioni comunitarie e/o della politica dell’Unione europea. Il Premio prevede quattro categorie: stampa scritta, radio, TV e internet. Il vincitore di ogni singola categoria riceverà 5.000 euro.
Possono concorrere con articoli o reportage individui o gruppi di massimo 5 persone. I contributi presentati dovranno essere stati pubblicati o trasmessi tra il 1° maggio 2009 e il 31 marzo 2010 in una delle lingue ufficiali dell’Unione europea. Tutti i partecipanti devono essere cittadini europei o residenti in uno Stato membro dell’Unione ed essere iscritti all’Ordine dei giornalisti.
La scadenza per la partecipazione
(www.eppj.eu/view/it/introduction.html) è proprio il 31 marzo, mentre il premio sarà consegnato ad ottobre. Il concorso si svolge in due fasi, una nazionale e una europea. In ognuno dei 27 Stati membri una giuria ristretta, composta di giornalisti, selezionerà i vincitori nazionali per ogni categoria. In seguito, una giuria composta di tre deputati europei e di sei giornalisti accreditati a Bruxelles selezionerà i quattro vincitori a livello europeo. La giuria sarà presieduta dal vicepresidente del Parlamento europeo responsabile della comunicazione. Lo scorso anno i vincitori del Premio del Parlamento europeo per il giornalismo provenivano da Germania, Ungheria e Polonia."

So forti a' Mericani!

Dalla Stampa----Mark Coddington ha stilato un elenco delle "massime" di saggezza che vanno per la maggiore nel mondo delle news americano.
"Fai quel che sai fare meglio, e fai un link a tutto il resto"
"L'informazione vuole essere libera"
"Se la notizia è importante, sarà lei a venire a trovarmi"
"I nostri lettori ne sanno più di noi"
"La trasparenza è la nuova obiettività"-----
Io non credo che queste massime siano il massimo! E' chiaro che oggi, anche se tutti hanno la possibilità di leggere e approfondire solo le massime, aforismi e scritti molto molto piccoli hanno speranza di essere presi in considerazione.
Queste massime mi sembrano non essere poi tanto sagge e incisive nell'ampliare la conoscenza di chi vuole imparare qualcosa in più. Per chi volesse saperne di più può saperne in merito su questo link http://ow.ly/12zew - l'articolo si chiama "A quick guide to the maxims of new media"

martedì 2 febbraio 2010

Il film Avatar non mi è piaciuto: la storia è molto debole

La storia di un marines paraplegico che per riavere le sue gambe diventa una sporca spia in uno strano pianeta ricco di miniere ma si innamora di una abitante e tradisce la base di ricerca da cui proviene. Tra una pennichella e l'altra ho visto abbastanza per dichiarare che il film non mi ha entusiasmato.

Il fatto che gli effetti speciali sono notevili non esime il regista a creare una storia originale. Invece questa appare come il frutto transgenico di scopiazzamenti a colossal cinematografici contemporanei come Alien (guarda caso c'è S. Weaver), Matrix fusi insieme a simboli diretti a stupire lo spettatore (sino a che non si addormenta). Una cozzaglia di archetipi, simbolismi, rimando a divinità e leggende di culture diverse, mischiati con la storia delle prepotenti invasioni europee (spagnole) nel nuovo mondo.
Il popolo protagonista ricorda molto quello azteco e il riferimento si intuisce dal nome NaVi ( di rinvio a Nahua, tribù originale degli aztechi, l'anima del guerriero che viene dal Paradiso - nel film dal cielo). Il marines rappresenta un'alchimia tra il Dio del vento cosmico, Ehecatl, e il Dio Omecihuatl, la divinità principale, signore della carne.

Opera di MARIA BRUNEREAU Ehecatl dio del vento.


Il racconto si basa sulla leggenda a cui credevano molti popoli antichi, in particolare quelli del sud America e delle isole polinesiane: l'attesa dell'eletto che salverà la tribù. In Avatar la profezia viene ripettata e l'eletto porta a compimento la sua missione.

Lunghi rituali ieratici e battaglie inteminabili, che appesantiscono gli occhi, sembrano ricordare Matrix Reloaded. Il fim è a tratti pesante.
Consiglio di andarlo a vedere solo per tre motivi che salvano questa pellicola: effetti speciali dei primi 10 minuti; Sigourney Weaver e Giovanni Ribisi.

Per la Weaver non v'è altro da aggiungere che è sempre perfetta e renderebbe capolavoro anche un film di Muccino.

Giovanni Ribisi è semplicemente bravo, credibile, mai eccessivo nel suo ruolo.

Quest'anno la fantasia e l'immaginifico sembrano essere al centro di tutti i film Hollywoodiani, ma l'unico film degno di encomio massimo è Immaginarium del dr. Parnassus che ha ispirato tutte le altre pellicole. Gilliam con effetti speciali molto più artigianali e buoni attori è riuscito a creare un piccolo capolavoro dal quale "Hollywood sterile" già sta attiggendo senza vergogna.
Ci si augura che in futuro ci siano meno effetti speciali e più creatività.

venerdì 29 gennaio 2010

Sesso

Se guardiamo i film di qualche anno fa, quando i due personaggi volevano avere un momento d'intimità si chiamava amore.
- Voglio fare l'amore con te.
-Vuoi fare all'amore con me? (Diceva Monica Vitti)
Oggi invece, tutti, ma proprio tutti, italiani e stranieri lo chiamano Fare sesso.
Posso accettare la traduzione straniera che implica la conoscenza di una cultura e un poplo diverso ma i film italiani mi ributtano quando sento l'americanismo: vuoi fare sesso con me?
Noi italiani abbiamo sempre parlato d'amore, anche quando è solo un incontro di una sera. Amore, passione, perchè dire " facciamo sesso".
Come se fosse una disciplina sportiva, un allenamento, un rilassamento yoga, un pasto.
Sono dell'opinione che le parole sono molto importanti perchè influenzano le azioni e tradiscono le intenzioni. Nella cultura italiana l'amore è amore, poesia, fantasia, simpatia. La parola Sesso esautora un atto armonioso di tutto la sua magia.
Sentirlo anche tra le persone quotidiamente che ne parlano come se fosse qualcosa da spifferare senza rispetto e intimità è avvilente:
-ieri ho fatto sesso.
Verrebbe da rispondere:
- e sti cà.
Perchè le persone vogliono sempre più assomigliare alla tv? Perchè molte donne parlano come le 4 zoccole di sex and city?
Noi siamo quello che siamo e dovremmo esserne fiere senza tentare di assomigliare a uno stereotipo della tv.
E' patetico e mortificante.
Scusate per lo zoccole.

Oggi non credo

Tutto mi sembra menzogna. so che è ingiusto ma sono confusa.
Ho sempre preferito credere.
La mia voglia di credere ha un breve crack, non c'è nulla di male.

La mia mente non si pone domande, dubbi, semplicemente non vuole più credere.
Il mio cuore non risponde ha un infarto spirituale.
Il mio spirito non lo sento più.

Semplicemente non ho voglia di credere non ho gli strumenti oggi per credere.
Perchè?
Non sento partecipazione tra le gli esseri umani.
Qualsiasi azione, anche la più nobile, si trasforma in ipocrisia, egocentrismo, esibizionismo, utilitarietà.

Improvvisamente il mondo cerca nel potere l'amore che non trova nella quotidianeità.
Dimentichiamo i sorrisi, le parole di conforto per il prossimo, tutto legato ad una utilitarietà. Ogni uomo è mezzo per raggiungere qualcosa.

Il cellulare pieno di numeri di telefono, ma quanti sono di persone che possiamo definire amici?
ingrossiamo senza dignità le fila dei conoscenti solo perchè c'è una gara a chi ne ha di più. Le persone sono pezzi di carne che all'occorrenza servonoper essere dati in pasto ai nostri desideri per raggiungere i nostri obiettivi.

Oggi non credo.
Ma continuo ad amare.
Angela

domenica 24 gennaio 2010

Voglio mettere su una band.

Cavolo, amo cantare e suonare.
Mi piacerebbe mettere su una band anche di ballo liscio, non m'importa, tanto mi scappa di suonare e cantare.
Parlo con la mia amica Monia e lei dice che vuole imparare a suonare il sax, anche se già da tempo suona la chitarra.
Spero in Claudia, la mia amica dell'Aquila, lei sa suonare la classica ma all'esigenza impara in brave tempo qualsiasi strumento. E' simile ad un genio-
Io suono la batteria o chitarra elettrica e quindi servirebbe un bassista.
Qual è il problema?
La voglia, il tempo, il cazzeggio, la noia, la lontananza, il lavoro ma soprattuto non crederci.
Quasi quasi me ne vado in California a suonare sulla spiaggia tra muscoli e uomini di plastica.
Ho già detto al mio compagno che voglio partire per il mondo a suonare agli angoli delle strade In the name of love.
O prima o poi lo faccio.

Che animale sei?

Questa mattina ero concentrata nella mia seduta al gabinetto, amo leggere al bagno, mi si apre la mente!
Leggevo un libro sullo sciamanesimo indiano Americano, legato ai simboli animali.
Allora mi è venuto in mente che ogni persona in fondo incarna un animale della terra, ne possiede le sue potenze, forse perchè noi esseri umani, siamo gli unici animali a non avere una personalità ben definita e possiamo diventare falsi come Giuda.
Almeno se ci troviamo davanti ad un leone possiamo immaginare cosa ci può accadere ma quando siamo davanti ad un nostro simile o peggio, davanti a noi stessi potrebbe accadere di tutto. Ogni essere umano così, ha le virtù o i difetti di un animale diverso.
Ho cominciato a pensare alle persone che conoscevo e immaginare quale animale potessero essere associate.
Il gioco diventava più interessante pensando a persone che non conosco profondamente o affatto.
Ad esempio, mi è venuto in mente un avvocato che incontravo spesso quando esercitavo, che era simile ad un serpente, con tutto il rispetto per il serpente. Viscido e strisciante, forte con i deboli, debole e vigliacco con forti.
Ho pensato ad un ristoratore che ho associato ad un merkaat.
C'è Patrizia, la mia collega al Bookcafè che simpaticamente assomiglia proprio ad un gatto. A volte mi fissa con le braccia conserte mentre le sue palpebre si abbassano lentamente lottando con la luce.
I miei vicini di casa sono cinesi e mi sembrano marmottine.
E poi mi viene da pensare, ad esempio, a persone famose, come Monica Bellucci che l'associo ad un Pavone; oppure Fiorello che possiede, a mio avviso, le virtù di un Gibbone mentre il fratello, che pur avendo gli stessi tratti somatici mostra l'indole della tigre.
Forse l'animale è veramente una forza che ti prende dentro concedendoti la sua potenza, chissà.
A me piace immaginare che gli altri animali, diversi dalla specie Uomo possano aiutarci con la loro forza e potenza.
Io mi sento...gli sciamani consigliano di non dirlo altrimenti se ne perdono i poteri!

venerdì 22 gennaio 2010

Giornalista pubblicista in cerca di lavoro.




Oramai da tempo sono in cerca di lavoro, il mio lavoro, giornalista, ma a quanto pare la cosa non è semplice. Infatti sino a quando presti la tua opera gratis trovi chi ti pubblica ma lavoro, ovvero, tu lavori e qualcuno ti paga, anche una misera, ma ti paga, non è disponibile.






Divertente andare in giro per redazioni, inviare curriculum a destra e a manca, senza andare in goal. A quanto pare in Italia sono tutti giornalisti...






I più educati e con il cuore in mano terminano il colloquio con una frase che ritorna sin dal giorno della laurea: Credimi, lascia perdere, non c'è posto, nè soldi. E' saturo.




A dire il vero mi sono pagata gli studi e oltre, facendo il clown. Provengo da una famiglia di artisti alla Immaginarium dr. Parnassus, loro desideravano, mio padre maggiormente, che studiassi. E io ho ubbidito ciecamente.






Il giorno della laurea mi ricordo che andai dal docente della tesi, un ubriacone che aveva tentato il suicidio colto da delirium tremens qualche giorno prima, e chiesi se avessi, anche gratis, potuto fare la ricercatrice all'interno dell'istituto. Egli, dopo uno sbuffo acido, forse dovuto all'alcool, mi rispose, con tono paterno: Credimi, non c'è nè posto, nè soldi. E' saturo.

Ok, non mi persi d'animo. Continuai a fare il clown.






Andai presso la testata di un telegiornale, sono vigliacca e spero ancora di entrarci per questo non faccio nomi, d'altronde sono italiana. Incontrai tutti i giornalisti della redazione. Mi dissero a chiare lettere, quasi in uno iato reattivo ( si nota che ho studiato molto?): Non c'è nè posto, nè soldi. E' saturo.



Ebbi l'opportunità di avvicinarmi alla tragica realtà italiana, perchè un tipo mi svelò:
-per entrare devi operare un forte investimento oppure devi avere una bella raccomandazione. hai una raccomandazione?
-No, nonconosco nessuno.
-la tua famiglia è ricca?
-No, campiamo a stento e tutto quello che avevano lo hanno investito nei miei studi.
-Allora cambia obiettivo, cara, ti conviene.
- Ma io sono brava
- Immagino ma è dura, credimi, è saturo.

Continuai a fare il clown.
Con il magone nel cuore, in via del tutto subordinata, cominciai a fare la pratica per diventare avvocato. Me la cavavo piuttosto bene. Nel giro di poco avevo già i miei primi clienti, senza legame di parentela o amicizia. Ma continuavo a fare il clown.

Dopo qualche anno misi il mio studio legalino senza prestese,un appoggio per lavorare.

Ma anche lì accadde la solita storia.



Spesso incontravo persone che mi dicevano la stessa frase: Benedetta ragazza, fai concorsi, esplora nuovi orizzonti. lascia perdere laprofessione d'avvocato. E'satura!


Io intanto lavoravo più come clown che come avvocato.

Alla fine seguì anche questo di consiglio.



In effetti Pescara è piena di avvocati, per ogni abitante se ne conteranno almeno due.



E poi avevo subito anche delle minacce...



Non mi piaceva più...



E così dopo aver mandato a cagare una commissione importante che si diverte a rovinare il futuro di chi non porta l'etichetta e non è protetto da nessuno, cambiai ancora.



Questa volta cambiai sul serio. Aprì la mia libreria, mi dedicai all'imprenditoria.



Wow! Fu come buttarmi giù dall'Himalaya senza corde e paracadute.



In Italia ci sono quelli che fanno i salti mortali per campare e forse riescono a sopravvivere e poi ci sono gli altri. Gli altri sono quelli che magicamente diventano ricchi.

Io appartengo alla prima di categoria, quella che non sopravvive però. In quegli anni non feci più il clown.



Ok. L'imprenditoria non faceva per me. C'ho provato! E' andata buca! Acci picchia! Perbaccolina!






Andiamo avanti.



Intanto il mondo contava una infinità di clown, Dottori clown, avvocati clown, studenti clown, clown di strada, clown per feste, per centri commerciali, fast food clown.



Smisi definitivamente di fare il clown.



Diventai giornalista però. Che sogno.



Quel tesserino dell'ordine quando lo guardo mi dà soddisfazione ma non lavoro.



Non è semplice, corbezzoli.






Una sera ero tanto triste e sconfortata.



Andai a casa da amici ormai avevo perso la tramontana.



Di tutta la mia vita da cittadina media, mi era rimasto solo un piccolo sogno: quella tesserina con foto, tra l'altro uscita malissimo.






Il figlio dei miei amici, Alessandro, 4 anni, mi chiese di poter fare una sorta di inventario nella mia enorme borsa ormai vuota.



Cacciò il mio porta documenti e sbirciò, quando rimase colpito dalla mia tesserina. Mi chiese di poterla tenere per la durata della serata, sino al momento della nanna.



Io acconsentì perchè per la prima volta qualcuno guardava con i miei stessi occhi quella che per me era stata una grande soddisfazione.



A volte bisogna attaccarsi a tutto.






Alessandro, seduto sulla sua seggiolina, davanti alla tv, ammirava ogni tanto questa tessera.



Questo mi diede coraggio e carica, lo interpretai come un messaggio dall'infinito. O forse ho voluto solo io vederci questo. Mah!



Così mi misi nuovamente a cercare e battere tutte le redazioni, inviando il curriculum.






Non ho ancora trovato lavoro.
Qualcuno mi consiglia di fare la panettiera, qualcuno la pizzaiola, ma alcuni giornalisti parlano senza cognizione di causa. Quelli sono lavori in cui devi veramente avere le palle per farli. Nè io, nè loro le abbiamo a quanto pare.


Scrivo questo post perchè sono molto amareggiata.



Ogni lavoro intellettuale che preveda istruzione, una laurea, un minimo di cultura sembra che sia sbarrato da una frase: Nè posto, nè soldi. E' saturo.


Ma va bene lo stesso.



Come dice una canzone della Nannini: cercherò e un giorno troverò.



Nel frattempo mi sfogo, solo per non perdermi d'animo.



Perchè questo credo sia importante, seguire gli impulsi del nostro ritmo interiore e cercare, vivere, capire.