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lunedì 6 aprile 2009

Il rito della restituzione

Un giorno mi recai nelle grotte profonde di una grossa montagna. Perlustrai, curiosamente, ogni angolo oscuro e freddo; superficiale e meschina non seppi dedicare a quel luogo l'attenzione che meritava. Non capii l'importanza di quel itinerario e il messaggio delle sue stallattiti, fiera della mia luce pensavo che nessuna ombra mai avrebbe potuto proiettare le mie debolezze e paure. Raggiunsi l'apice della mia saccenza quando, prima di uscire da quelle grotte, che si mostrarono all'ora accoglienti, compassionevoli e pazienti, mi appropriai furtivamente di una piccola pietra spigolosa. La stupidità spinge al possesso e il possesso a commettere quell'illecito che, sovente, viene punito solo ed esclusivamente dalla propria coscienza dopo un ciclo di trasformazione dell'ego.
Così il buio che mi fu risparmiato all'ora dalle grotte successivamente non tardò ad emergere dalla mia coscienza, che non si mostrò indulgente come le grotte della grossa montagna.
Camminai, così, nell'oscurità, perchè la luce, che tanto pensavo potesse essere mia per sempre, scomparve. Vagai nella nebbia, urtando contro ogni ostacolo che si presentava davanti a quell'iter apparentemente senza senso. Mi sentivo abbandonata e sola, non vedevo nulla e tutto quello che sapevo fare era chiedermi: Perchè?
Camminare fu la mia salvezza e la fatica mi costringeva a liberarmi dei pesi che aggravavano i miei passi. Ogni peso che toglievo dalle mie tasche apriva uno squarcio di fioca luce. Nel pianto e nei singhiozzi, continuando ad urtare stoicamente contro gli ostacoli, capiì che quella era la cosa giusta da fare: buttare via ogni piccolo oggetto che avevo addosso.
Finalmente cominciò a sorgere il Sole, che mi permetteva di superare gli ostacoli senza farmi male, solo in quel momento mi accorsi che in una tasca dimenticata del mio abito era rimasta solo quella piccola pietra di cui mi ero furtivamente appropriata, mancando di rispetto alla grande montagna che mi aveva accolto nel suo grembo.
Tutto mi fu chiaro.
Approfittai della luce del Sole e prima che la notte potesse calare sulla mia Anima esausta, tornai senza indugi, piena di entusiasmo nelle grotte della grossa montagna e con rispetto e riconoscenza restituii la piccola pietra al suo posto.
In quel momento, solo all'ora, fui scaraventata violentemente dalle grotte e fui illuminata da quella che credevo che mai e poi mai potesse essere offuscata da ombre: la mia Luce.
Compresi la mia stupidità e la vidi nuotare nello stesso mare insieme a quella dei miei simili, mentre le tasche cominciavano nuovamente a riempirsi: ma ero consapevole che ben presto le avrei dovuto svuotare.

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