La cultura è diventata una parola ormai che riempe piacevolmente la bocca e conferisce lustro ad ogni discorso in cui è inserita. Ma non si riflette sulla sua simbolica ragione d'esistenza, sulla sua concreta applicazione alla vita di ogni giorno.
Cultura ormai è uguale a lettera morta, astratta, un riferimento ad un concetto sconosciuto in un discorso che quasi sempre termina con la frase: oramai a nessuno importa più della cultura!
Ma che stupidaggini!
Ogni volta che apriamo bocca si registra cultura;
ogni azione è destinata a diventare cultura tranne quelle che si spacciano per cultura ma si raffigurano come vuote ampollosità.
La cultura non è nè buona nè cattiva, ci tengo a sottolineare questo perchè alcuni ingenuamente pensano che la cultura esprima solo concetti positivi, buonisti, sensazionalisti, a volte ipocriti.
No, mi dispiace deludervi, quella è la tv.
La cultura è l'espressione totale di una identità, che sia popolo o una sola persona, generazione, territorio, natura, fauna, qualsiasi altra cosa.
Viene indicata come cultura una specie di bobbina infinita che registra tutte le manifestazioni nella realtà del pensiero.
La cultura si potrebbe paragonare ad una grossa cesta di vimini che esiste dalla "Notte dei tempi", dentro la quale sono racchiuse tutte le manifestazioni del pensiero.
E' lì a disposizione di tutti.
E' lì carica di tutte le risposte che stiamo cercando, pronta ad autorigenerarsi, a crescere, ad evolversi.
Senza alcuna controindicazione tranne quella di essere spinti all'infinito a porci altre domande.
Per assolvere alla sua funzione nella concretezza, quella che noi tutti chiamiamo "la cultura", non deve essere solo una parola svuotata di ogni funzione: informare, trovare le radici, rassicurare, lottare, risolvere i problemi che affliggono l'uomo, soprattutto rigenerare il pensiero e raffinarlo.
Per questo la cultura non è una ipocrita "cosa buona", come molti superficialmente continuano a dire.
La cultura non è un concetto vuoto che non ha bisogno di avere riconoscimenti continui nella realtà, anzi, si nutre si questo! La cultura è la realtà del pensiero.
Ma la cultura è manifesta quando rappresenta una identità che sia scomoda, imprecisa, disagiata, sgradevole, priva di consapevolezza, gretta, meschina, ma autentica.
Questa è la cultura: testimonianza.
E una testimonianza deve essere autentica per essere utile, interessante, degna di essere ascoltata da qualcuno.
Magari non sincera ma autentica.
La cultura non ha alcun senso se non viene affiancata dal sapere, perchè se ignorata rimane lì ripiegata nella sua inutilità.
I film, la tv, la radio, i giornali dovrebbero essere i canali di lancio per interessare le persone a ciò che viene chiamata cultura. Dovrebbero fungere da piattaforme di decollo del pensiero proiettate verso l'unico e ineguale mezzo esplicativo della cultura: il libro.
Il libro è il solo mezzo di cui ci si può fidare quando si parla di cultura. Solo il libro conferisce il sapere autentico: la libertà di pensiero.
Il libro è la testimonianza dei tempi, delle genti, dei loro sogni, dolori, pensieri oscuri.
Per questo la cultura non possiamo definirla una cosa buona o cattiva, anzi, a volte fa così male allo stomaco sapere cultura che si vorrebbe avere il dono dell'amnesia per cancellare ogni informazione e ricadere nel vuoto iperbarico dell'ignoranza.
Ma il prezzo da pagare per la libertà è solo questo: impegnarsi a sapere.
Perciò la cultura non è manifestazione di borioso intellettualismo.
Diventa cultura tutto quello che ci riguarda, ci accuma, ci emoziona, ci insegna qualcosa, ci coinvolge e ci fa sognare.
Se non arriva non è cultura.
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