Gianluca Belardi, romano, è un cabarettista, attore, sceneggiatore, compositore di canzoni e scrittore.
Ha collaborato alla sceneggiatura della prima serie di Carabinieri nel 2001, coautore della sceneggiatura insieme a Manuel Tedesco del film “30 anni di guai”, autore e protagonista della sit-com Via Verdi 49, ha partecipato alla fiction La sacra famiglia su Canale 5, a Carabinieri 6 e a Carabinieri 7 sempre su Canale 5.
“31/12/1999”, “Invece dei confetti tirami le bombe”, “Non è colpa mia è che sono cresciuto negli anni '70”, “Danni di Piombo”, “Lifting: ai miei clienti danno sempre 20 anni” sono i titoli surreali e divertenti di alcuni dei suoi spettacoli teatrali.
E si è fatto conoscere al grande pubblico attraverso Zelig, Seven show con il trio Lavanderia Bacchelli, Maurizio Costanzo Show. Lo ricordiamo con il trio “Lo Scontrino alla cassa” e nella parodia dei Take That e come avvocato difensore della generazione degli anni '70.
La sua comicità non ha mai cali di stile, le sue battute sono divertenti e accendono risate aperte e sincere, senza essere eccessivo e volgare. Il suo fare cabaret, sagace e ironico, non suscita mai indignazione, cosa che negli ultimi tempi è rara nei comici.
Una curiosità: quando nel 2004 fu ospite del Bookcafe, ironicamente al neoeletto sindaco di Montesilvano (PE) Cantagallo disse: “Sei uno de sinistra ma te vesti come uno de destra! Che paraculo, così l’elettore nun ce capisce più niente e finisce che te votano tutti!”. Nel novembre 2006 Cantagallo fu arrestato e tutt'ora sono in corso le indagini per corruzione e altri reati.
Se volete saperne di più ecco il suo sito ufficiale: http://www.gianlucabelardi.it/
D.Hai mostrato sin da piccino un'inclinazione alla comicità?
R. A quattro cinque anni mia zia, che abitava al piano sotto al mio, mi invitava tramite mia madre a cenare con lei se aveva qualche ospite noioso…per ravvivare la serata e rendere vivace la conversazione. Anche a scuola la mia unica ambizione era far esplodere la risata dei compagni. Ero il classico “è troppo vivace!”. Meno male che sono nato nel 1967. Fossi nato dieci anni fa, oggi mi imbottirebbero di psicofarmaci!
D.La tua biografia narra che hai cominciato come stand-up-comedian, raccontaci dei tuoi esordi.
R. Decisi, senza aver mai visto uno spettacolo dal vivo di cabaret, che volevo fare il cabarettista. Mi piacevano da morire Cochi e Renato, Walter Chiari, la Smorfia, Benigni, Paolo Panelli, Villaggio e mi convinsi che quella doveva diventare la mia strada. Mi sono affacciato in un locale romano che oggi non esiste più, l’Alfellini e proposi alcune canzoncine sceme intervallate da alcuni monologhi terribili. Fu un tale insuccesso che mi convinsi di essere troppo avanti per i tempi e che il pubblico non rideva perché non capiva la mia genialità! Per questo mi intestardii e andai avanti. In realtà facevo veramente cagare! Alle volte l’esaltazione paga. Se non avessi pensato così, avrei smesso dieci minuti dopo aver iniziato.
D.Nel tuo libro, “Non è colpa mia è che sono cresciuto negli anni '70”, spesso racconti gli aneddoti della tua infanzia, che in fondo sono comuni a tutti i tuoi coetanei. Ma come erano i preadolescenti degli anni '70?
R. Uguali a quelli di oggi, con la stessa quantità di ingenuità. La differenza sta in coloro che si approfittano di questa ingenuità. Noi vestivamo in modo triste e impersonale perché nella televisione di allora si vestiva in maniera triste e impersonale, e parlavamo (senza capirne una cippa!) di politica perché i nostri padri parlavano di politica. I dodicenni di oggi cercano l’occhiale griffato e la scarpa alla moda, perché la televisione lo spaccia per indispensabile, e parlano solo di videofonini e gnocca (senza capirne una cippa!), perché questi sono i discorsi che sentono fare dai loro genitori. Diciamo che chi approfitta dei preadolescenti ha perso ogni remora morale. È come per la malavita: una volta non si toccavano donne e bambini, oggi i più bersagliati sono donne e bambini. Siamo nella cacca…
D.Cosa rimpiangi degli anni '70?
R. Rimpiango le interminabili partite di pallone all’oratorio. Quelle che cominciavano alle tre e mezzo e finivano alle sette e mezzo. Rimpiango l’emozione dell’attesa delle partite della Nazionale che erano le uniche che venivano trasmesse in diretta. Rimpiango le discussioni politiche che finivano a cazzotti! Erano un sintomo di partecipazione e apertura verso la società che oggi sarebbero parecchio necessari.
D.L'originale habitat di Belardi è la tv, la fiction o il teatro?
R. Non l’ho ancora capito. Diciamo che, finché me lo fanno fare, zompetto di qua e di là. In effetti non so neanche se sono un attore, un comico o un autore…ma non lo dite in giro, sennò finisce che mi fanno decidere cosa fare da grande.
D.Oltre ad essere un attore e cabarettista, Belardi e` anche compositore e cantante, dicci di piu`.
R. Ho imparato a suonare a quattordici anni e appena ho cominciato a fare il giro di Do, mi è venuta voglia di scrivere canzoni. Ne avrò composte una sessantina, alcune alla Petrolini, alcune alla Jannacci, altre alla Zarrillo……quando ne scriverò una alla Belardi ve lo faccio sapere.
D.Tu hai scelto di far ridere il pubblico ma chi fa ridere Gianluca?
R. Mi fanno ridere le persone normali. Da quando faccio fiction, ho scoperto il mondo delle troupe cinematografiche. Ci sono dei personaggi incredibili con la battuta sempre pronta. Mi ha raccontato Alessandro Gassman che suo padre Vittorio passava ore insieme a loro. Impazziva per la saggezza popolare e per la potenza dell’umorismo di quegli uomini che si ammazzavano di fatica per permettere agli attori di fare il loro mestiere. Davanti alla tv non rido da parecchi anni, ma, forse, è colpa del mezzo che renderebbe leggero e impalpabile anche un discorso di Schopenauer.
D.Cosa ti dà fastidio?
R. Mi danno fastidio quelli che fanno finta di lavorare per l’arte e la cultura e invece mirano soltanto a portare a casa prodotti televisivi ben confezionati. Mi piacerebbe più onestà intellettuale: faccio televisione, mi arrivano miliardi e se, per continuare a farla, devo mandare in onda uno che caga in diretta, lo faccio!
D.Cosa ti indigna?
R. La manipolazione dell’informazione. I Tg italiani sono pieni di notizie che esistono solo da noi: il panino politico nazionale, il tempo, le ricette, la cronaca nera che ti terrorizza e ti fa sprangare le finestre di casa. Se volete togliervi lo sfizio, andate a vedere il Tg di Euronews o quello della BBC. Sembra parlino di notizie che vengono da un altro pianeta! Guerre di cui non abbiamo mai sentito parlare e che durano da vent’anni! Manifestazioni contro la dittatura in Paesi in cui pensavamo ci fosse la democrazia! E non un servizio, non uno!, che consigli di bere tanta acqua e di mangiare tanta frutta se fa troppo caldo! Notizie! Incredibile…
D.Cosa consiglieresti ad un giovane esordiente che volesse intraprendere una carriera come la tua?
R. Se volesse imparare il mestiere dell’attore e del comico, gli consiglierei di fare gavetta. Di frequentare i teatri, gli attori bravi, per rubare loro i segreti del mestiere. Se volesse solo diventare famoso, gli consiglierei di prepararsi cinque minuti che funzionano per una trasmissione comica. Durerebbe il tempo di una stagione, ma si sarebbe tolto la soddisfazione di dare ragione a Andy Warhol quando diceva che ognuno sarebbe stato famoso per quindici minuti…
D.Quali sono i tuoi libri preferiti?
R. I libri di John Fante, tutti quelli Mordechai Richler, alcuni di Kurt Vonnegut e, tra gli italiani, mi piace molto quello che scrive Francesco Piccolo. Tra parentesi, tra quelli che ho elencato, risulta essere l’unico vivo!
D.Un verso di una poesia o un passo di un libro?
R.”….e sto abbracciato a te, senza chiederti nulla, per timore che non sia vero che tu vivi e che mi ami. E sto abbracciato a te, senza guardare né toccarti. Non debba mai scoprire con domande, con carezze, quella solitudine immensa d’amarti solo io.” È il verso di una poesia di Salinas che mi ha fatto innamorare della madre dei miei figli.
D.Quale attore comico ti ha ispirato?
R. Faccio qualche nome di persone che mi hanno ispirato. Non si tratta necessariamente di comici. Gaber, Jannacci, Proietti, Walter Chiari, Ennio Flaiano, Francesco De Gregori, Woody Allen, Enrico Berlinguer, Alberto Sordi, Age&Scarpelli, Monicelli, Dino Risi, Chaplin, mio padre .
D.Un ruolo che ti piacerebbe interpretare, al teatro o al cinema, che senti veramente tuo?
R. Darei dieci anni di vita per rifare il personaggio di Magnozzi, il partigiano di “Una vita difficile”, magistralmente interpretato da Alberto Sordi. Ma di Sordi vorrei rifare anche il soldato Jacovacci della “Grande guerra”. Diciamo che per me che sono romano, i personaggi di Sordi sono tutti profondamente acquisiti. I romani, Sordi ce l’hanno nel DNA o forse è meglio dire che è Alberto Sordi che ha saputo esprimere il DNA dei romani attraverso i suoi personaggi.
D. I tuoi impegni attuali e futuri?
R. Sto finendo di girare Carabinieri 7, in cui interpreto il ruolo del barista simpatico e impiccione. Da gennaio sarò a Colorado su Italia Uno con dei nuovi monologhi. E per il prossimo anno è prevista anche la pubblicazione del mio secondo libro. È un’anticipazione! Si intitola “Sotto al tacco” e parla di un uomo che per amore se ne va a vivere in Puglia. Fa ridere parecchio…
Aspetteremo l'uscita del tuo libro, sono sicura che sarà molto interessante e divertente come “Non è colpa mia è che sono cresciuto negli anni '70”.
Grazie Gianluca, noi ti seguiamo da qui e ti pensiamo.
Bookcafè
Ha collaborato alla sceneggiatura della prima serie di Carabinieri nel 2001, coautore della sceneggiatura insieme a Manuel Tedesco del film “30 anni di guai”, autore e protagonista della sit-com Via Verdi 49, ha partecipato alla fiction La sacra famiglia su Canale 5, a Carabinieri 6 e a Carabinieri 7 sempre su Canale 5.
“31/12/1999”, “Invece dei confetti tirami le bombe”, “Non è colpa mia è che sono cresciuto negli anni '70”, “Danni di Piombo”, “Lifting: ai miei clienti danno sempre 20 anni” sono i titoli surreali e divertenti di alcuni dei suoi spettacoli teatrali.
E si è fatto conoscere al grande pubblico attraverso Zelig, Seven show con il trio Lavanderia Bacchelli, Maurizio Costanzo Show. Lo ricordiamo con il trio “Lo Scontrino alla cassa” e nella parodia dei Take That e come avvocato difensore della generazione degli anni '70.
La sua comicità non ha mai cali di stile, le sue battute sono divertenti e accendono risate aperte e sincere, senza essere eccessivo e volgare. Il suo fare cabaret, sagace e ironico, non suscita mai indignazione, cosa che negli ultimi tempi è rara nei comici.
Una curiosità: quando nel 2004 fu ospite del Bookcafe, ironicamente al neoeletto sindaco di Montesilvano (PE) Cantagallo disse: “Sei uno de sinistra ma te vesti come uno de destra! Che paraculo, così l’elettore nun ce capisce più niente e finisce che te votano tutti!”. Nel novembre 2006 Cantagallo fu arrestato e tutt'ora sono in corso le indagini per corruzione e altri reati.
Se volete saperne di più ecco il suo sito ufficiale: http://www.gianlucabelardi.it/
D.Hai mostrato sin da piccino un'inclinazione alla comicità?
R. A quattro cinque anni mia zia, che abitava al piano sotto al mio, mi invitava tramite mia madre a cenare con lei se aveva qualche ospite noioso…per ravvivare la serata e rendere vivace la conversazione. Anche a scuola la mia unica ambizione era far esplodere la risata dei compagni. Ero il classico “è troppo vivace!”. Meno male che sono nato nel 1967. Fossi nato dieci anni fa, oggi mi imbottirebbero di psicofarmaci!
D.La tua biografia narra che hai cominciato come stand-up-comedian, raccontaci dei tuoi esordi.
R. Decisi, senza aver mai visto uno spettacolo dal vivo di cabaret, che volevo fare il cabarettista. Mi piacevano da morire Cochi e Renato, Walter Chiari, la Smorfia, Benigni, Paolo Panelli, Villaggio e mi convinsi che quella doveva diventare la mia strada. Mi sono affacciato in un locale romano che oggi non esiste più, l’Alfellini e proposi alcune canzoncine sceme intervallate da alcuni monologhi terribili. Fu un tale insuccesso che mi convinsi di essere troppo avanti per i tempi e che il pubblico non rideva perché non capiva la mia genialità! Per questo mi intestardii e andai avanti. In realtà facevo veramente cagare! Alle volte l’esaltazione paga. Se non avessi pensato così, avrei smesso dieci minuti dopo aver iniziato.
D.Nel tuo libro, “Non è colpa mia è che sono cresciuto negli anni '70”, spesso racconti gli aneddoti della tua infanzia, che in fondo sono comuni a tutti i tuoi coetanei. Ma come erano i preadolescenti degli anni '70?
R. Uguali a quelli di oggi, con la stessa quantità di ingenuità. La differenza sta in coloro che si approfittano di questa ingenuità. Noi vestivamo in modo triste e impersonale perché nella televisione di allora si vestiva in maniera triste e impersonale, e parlavamo (senza capirne una cippa!) di politica perché i nostri padri parlavano di politica. I dodicenni di oggi cercano l’occhiale griffato e la scarpa alla moda, perché la televisione lo spaccia per indispensabile, e parlano solo di videofonini e gnocca (senza capirne una cippa!), perché questi sono i discorsi che sentono fare dai loro genitori. Diciamo che chi approfitta dei preadolescenti ha perso ogni remora morale. È come per la malavita: una volta non si toccavano donne e bambini, oggi i più bersagliati sono donne e bambini. Siamo nella cacca…
D.Cosa rimpiangi degli anni '70?
R. Rimpiango le interminabili partite di pallone all’oratorio. Quelle che cominciavano alle tre e mezzo e finivano alle sette e mezzo. Rimpiango l’emozione dell’attesa delle partite della Nazionale che erano le uniche che venivano trasmesse in diretta. Rimpiango le discussioni politiche che finivano a cazzotti! Erano un sintomo di partecipazione e apertura verso la società che oggi sarebbero parecchio necessari.
D.L'originale habitat di Belardi è la tv, la fiction o il teatro?
R. Non l’ho ancora capito. Diciamo che, finché me lo fanno fare, zompetto di qua e di là. In effetti non so neanche se sono un attore, un comico o un autore…ma non lo dite in giro, sennò finisce che mi fanno decidere cosa fare da grande.
D.Oltre ad essere un attore e cabarettista, Belardi e` anche compositore e cantante, dicci di piu`.
R. Ho imparato a suonare a quattordici anni e appena ho cominciato a fare il giro di Do, mi è venuta voglia di scrivere canzoni. Ne avrò composte una sessantina, alcune alla Petrolini, alcune alla Jannacci, altre alla Zarrillo……quando ne scriverò una alla Belardi ve lo faccio sapere.
D.Tu hai scelto di far ridere il pubblico ma chi fa ridere Gianluca?
R. Mi fanno ridere le persone normali. Da quando faccio fiction, ho scoperto il mondo delle troupe cinematografiche. Ci sono dei personaggi incredibili con la battuta sempre pronta. Mi ha raccontato Alessandro Gassman che suo padre Vittorio passava ore insieme a loro. Impazziva per la saggezza popolare e per la potenza dell’umorismo di quegli uomini che si ammazzavano di fatica per permettere agli attori di fare il loro mestiere. Davanti alla tv non rido da parecchi anni, ma, forse, è colpa del mezzo che renderebbe leggero e impalpabile anche un discorso di Schopenauer.
D.Cosa ti dà fastidio?
R. Mi danno fastidio quelli che fanno finta di lavorare per l’arte e la cultura e invece mirano soltanto a portare a casa prodotti televisivi ben confezionati. Mi piacerebbe più onestà intellettuale: faccio televisione, mi arrivano miliardi e se, per continuare a farla, devo mandare in onda uno che caga in diretta, lo faccio!
D.Cosa ti indigna?
R. La manipolazione dell’informazione. I Tg italiani sono pieni di notizie che esistono solo da noi: il panino politico nazionale, il tempo, le ricette, la cronaca nera che ti terrorizza e ti fa sprangare le finestre di casa. Se volete togliervi lo sfizio, andate a vedere il Tg di Euronews o quello della BBC. Sembra parlino di notizie che vengono da un altro pianeta! Guerre di cui non abbiamo mai sentito parlare e che durano da vent’anni! Manifestazioni contro la dittatura in Paesi in cui pensavamo ci fosse la democrazia! E non un servizio, non uno!, che consigli di bere tanta acqua e di mangiare tanta frutta se fa troppo caldo! Notizie! Incredibile…
D.Cosa consiglieresti ad un giovane esordiente che volesse intraprendere una carriera come la tua?
R. Se volesse imparare il mestiere dell’attore e del comico, gli consiglierei di fare gavetta. Di frequentare i teatri, gli attori bravi, per rubare loro i segreti del mestiere. Se volesse solo diventare famoso, gli consiglierei di prepararsi cinque minuti che funzionano per una trasmissione comica. Durerebbe il tempo di una stagione, ma si sarebbe tolto la soddisfazione di dare ragione a Andy Warhol quando diceva che ognuno sarebbe stato famoso per quindici minuti…
D.Quali sono i tuoi libri preferiti?
R. I libri di John Fante, tutti quelli Mordechai Richler, alcuni di Kurt Vonnegut e, tra gli italiani, mi piace molto quello che scrive Francesco Piccolo. Tra parentesi, tra quelli che ho elencato, risulta essere l’unico vivo!
D.Un verso di una poesia o un passo di un libro?
R.”….e sto abbracciato a te, senza chiederti nulla, per timore che non sia vero che tu vivi e che mi ami. E sto abbracciato a te, senza guardare né toccarti. Non debba mai scoprire con domande, con carezze, quella solitudine immensa d’amarti solo io.” È il verso di una poesia di Salinas che mi ha fatto innamorare della madre dei miei figli.
D.Quale attore comico ti ha ispirato?
R. Faccio qualche nome di persone che mi hanno ispirato. Non si tratta necessariamente di comici. Gaber, Jannacci, Proietti, Walter Chiari, Ennio Flaiano, Francesco De Gregori, Woody Allen, Enrico Berlinguer, Alberto Sordi, Age&Scarpelli, Monicelli, Dino Risi, Chaplin, mio padre .
D.Un ruolo che ti piacerebbe interpretare, al teatro o al cinema, che senti veramente tuo?
R. Darei dieci anni di vita per rifare il personaggio di Magnozzi, il partigiano di “Una vita difficile”, magistralmente interpretato da Alberto Sordi. Ma di Sordi vorrei rifare anche il soldato Jacovacci della “Grande guerra”. Diciamo che per me che sono romano, i personaggi di Sordi sono tutti profondamente acquisiti. I romani, Sordi ce l’hanno nel DNA o forse è meglio dire che è Alberto Sordi che ha saputo esprimere il DNA dei romani attraverso i suoi personaggi.
D. I tuoi impegni attuali e futuri?
R. Sto finendo di girare Carabinieri 7, in cui interpreto il ruolo del barista simpatico e impiccione. Da gennaio sarò a Colorado su Italia Uno con dei nuovi monologhi. E per il prossimo anno è prevista anche la pubblicazione del mio secondo libro. È un’anticipazione! Si intitola “Sotto al tacco” e parla di un uomo che per amore se ne va a vivere in Puglia. Fa ridere parecchio…
Aspetteremo l'uscita del tuo libro, sono sicura che sarà molto interessante e divertente come “Non è colpa mia è che sono cresciuto negli anni '70”.
Grazie Gianluca, noi ti seguiamo da qui e ti pensiamo.
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